Gaza City, 22 ottobre 2025 – Gli sminatori delle Nazioni Unite sono entrati in azione nella Striscia di Gaza subito dopo l’accordo di cessate il fuoco, ma la situazione resta estremamente critica a causa della presenza massiccia di ordigni inesplosi tra le macerie dell’enclave palestinese. Secondo Luke David Irving, capo del Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite (Unmas) nei territori occupati, sono già stati identificati almeno 560 ordigni esplosivi e mine antiuomo, ma questa è solo la punta dell’iceberg. La vera portata della contaminazione sarà chiara solo dopo una completa indagine.
Minaccia persistente e rischi per la popolazione di Gaza
Decenni di esperienza hanno insegnato agli esperti Onu che, anche dopo la fine di un conflitto, gli ordigni inesplosi continuano a rappresentare un pericolo mortale per la popolazione civile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha stimato che quasi 42.000 persone nella Striscia di Gaza hanno subito lesioni invalidanti a causa delle mine antiuomo dall’inizio della guerra. Solo la scorsa settimana, cinque bambini sono rimasti feriti, due gravemente, dopo essere entrati in contatto con residui bellici nascosti sotto le macerie.
Man mano che le famiglie tornano nelle proprie case, il rischio aumenta, soprattutto per i bambini che giocano nelle zone colpite dai combattimenti. Irving ha sottolineato che il rischio rimarrà elevato nei prossimi giorni, settimane e anni, mentre si procederà alla rimozione di detriti che possono nascondere ordigni ancora attivi.
Operazioni di sminamento e supporto internazionale
Il lavoro degli sminatori si concentra in particolare sulla messa in sicurezza di infrastrutture vitali come strade principali, ospedali, stazioni d’acqua e panetterie. L’Unmas stima che siano necessari tra i 50 e i 60 milioni di tonnellate di detriti da rimuovere, molti dei quali contenenti munizioni inesplose.
Il programma di sminamento è sostenuto da numerosi Paesi e organismi internazionali, tra cui Italia, Unione Europea, Polonia, Portogallo, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea e Svizzera. Tuttavia, la complessità e la pericolosità delle operazioni restano elevate, soprattutto alla luce delle bombe interrate in profondità e delle vaste aree contaminate.
La presenza di ordigni inesplosi rappresenta una minaccia non solo immediata per la sicurezza, ma anche un grave ostacolo alla ricostruzione e alla normalizzazione della vita a Gaza, dove la popolazione continua a vivere sotto la costante ombra del pericolo.






