Nuovi attacchi aerei israeliani hanno colpito la zona di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, provocando almeno un morto e diversi feriti. Secondo quanto riportato da Al Jazeera e dall’agenzia palestinese Wafa, l’attacco, eseguito con droni israeliani, è avvenuto ad Abasan al-Kabira, mentre i residenti ispezionavano le loro abitazioni.
Gaza: attacchi multipli e tensioni crescenti
L’esercito israeliano ha effettuato tre raid contro edifici nella parte orientale di Khan Younis, colpendo anche le aree limitrofe ai campi profughi vicino allo svincolo di Shujayea, a Gaza City. Questi attacchi si inseriscono in una serie di azioni militari israeliane che si sono protratte anche dopo la firma del cessate il fuoco con Hamas l’11 ottobre, con l’obiettivo dichiarato di colpire gruppi palestinesi ritenuti responsabili di pianificazioni di attacchi contro Israele.
Hamas ha condannato gli attacchi come una violazione dell’accordo di cessate il fuoco, sottolineando che stanno causando vittime civili e accusando il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di voler sabotare il piano di pace promosso dagli Stati Uniti.
Droni israeliani su Gaza City
Oltre agli attacchi nel sud, Al Jazeera riferisce che droni israeliani hanno preso di mira le vicinanze dei campi profughi nei pressi dello svincolo di Shujayea, nella zona orientale di Gaza City. I residenti hanno raccontato di aver udito forti esplosioni e di aver visto colonne di fumo alzarsi nei cieli, mentre squadre di soccorso cercavano di raggiungere le aree colpite.
Accuse reciproche e rischio di escalation
Tel Aviv ha giustificato le operazioni sostenendo di voler colpire gruppi palestinesi coinvolti nella pianificazione di nuovi attacchi, mentre Hamas ha denunciato le incursioni come “chiare violazioni” del cessate il fuoco. Il movimento islamista accusa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di voler sabotare il piano di pace promosso dagli Stati Uniti, riaccendendo così le tensioni nella regione.
Un fragile equilibrio
Le ultime settimane hanno mostrato la fragilità dell’accordo di tregua e l’incapacità delle parti di consolidare un percorso politico stabile. Gli osservatori temono che la spirale di raid e rappresaglie possa far naufragare gli sforzi diplomatici internazionali, riaprendo una fase di instabilità cronica nella Striscia di Gaza.






