Roma, 4 dicembre 2025 – Nei due anni di intensi bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, sono state sganciate circa 70.000 tonnellate di esplosivi. Tuttavia, una quota significativa di tali ordigni non è mai esplosa, rappresentando una minaccia persistente per la popolazione civile e per le attività di ricostruzione nella regione.
Ordigni inesplosi: un pericolo costante per Gaza
Secondo l’agenzia Onu per l’Azione contro le Mine (Unmas), tra il 5% e il 10% delle munizioni sganciate da Israele o abbandonate da Hamas risultano inesplose. Ciò significa che tra 3.500 e 7.000 tonnellate di ordigni sono ancora disseminate tra case, ospedali, scuole e strade della Striscia di Gaza. Per i due milioni di abitanti, soprattutto per i palestinesi sfollati che stanno gradualmente tornando a casa con il cessate il fuoco, questo rappresenta un rischio quotidiano, con possibilità di esplosioni improvvise.
Il rappresentante dell’Unmas, Julius Van Der Walt, ha sottolineato che gli ordigni inesplosi sono una delle minacce più indiscriminate in qualsiasi conflitto, poiché non fanno distinzioni tra operatori umanitari, civili o soldati. La loro presenza mette a rischio chiunque si trovi nell’area, ostacolando anche le operazioni umanitarie e di recupero.
La sfida della ricostruzione tra macerie e pericoli
Attualmente, più di 60 milioni di tonnellate di macerie coprono Gaza, rendendo il territorio una montagna di detriti dove la sicurezza è minacciata anche da materiali tossici come l’amianto e da resti umani. Le macerie, equivalenti a oltre 11 volte la piramide di Cheope e in costante aumento, rendono la ricostruzione un’impresa titanica.
Secondo stime recenti, per rimuovere queste macerie occorreranno circa 14 anni e oltre un miliardo e mezzo di dollari solo per la loro rimozione. Il costo totale della ricostruzione potrebbe arrivare fino a 40 miliardi di dollari entro il 2040, secondo il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, con la necessità di ricostruire infrastrutture essenziali come scuole, ospedali, sistemi idrici e abitazioni.
Nel frattempo, quasi l’80% della popolazione vive in tende improvvisate o tra le rovine, spesso vicino a zone contaminate da ordigni inesplosi, con più di 400 incidenti già registrati a causa di questi residui bellici. L’emergenza umanitaria è acuita dalla scarsità di rifugi sicuri, dalla carenza alimentare e da un sistema sanitario sotto enorme pressione. Gli ordigni inesplosi rappresentano una minaccia particolarmente grave per i bambini, come testimoniano i recenti incidenti che hanno coinvolto minori gravemente feriti o uccisi.
La situazione nella Striscia di Gaza resta dunque critica, con la convivenza forzata tra la popolazione e i resti di un conflitto che ha lasciato profonde cicatrici materiali e umane.






