Roma, 22 dicembre 2025 – La presenza di Medici Senza Frontiere (Msf) nella Striscia di Gaza è seriamente minacciata dalle nuove norme israeliane sulla registrazione delle organizzazioni non governative (ong) internazionali. Le nuove disposizioni rischiano di privare centinaia di migliaia di palestinesi di cure mediche essenziali, sottolinea l’organizzazione umanitaria, che da anni opera nella regione fornendo assistenza sanitaria cruciale.
Il rischio di sospensione delle attività di Msf
Secondo quanto riferito da Msf, le nuove regole israeliane potrebbero comportare la revoca della registrazione delle ong internazionali a partire dal 1° gennaio 2026. Senza questa registrazione, le organizzazioni non potrebbero più operare liberamente, mettendo a repentaglio la continuità dei servizi sanitari e di assistenza di base per la popolazione di Gaza e della Cisgiordania.
In una nota, Msf denuncia che il sistema sanitario di Gaza è ormai distrutto e dipende fortemente dall’intervento delle ong indipendenti. Pascale Coissard, coordinatrice delle emergenze di Msf a Gaza, ha ricordato che nel solo 2025 i team dell’organizzazione hanno effettuato quasi 800.000 visite ambulatoriali, gestito oltre 100.000 pazienti con traumi, e distribuito centinaia di milioni di litri d’acqua potabile. Nonostante questo impegno, le necessità della popolazione restano enormi e insoddisfatte.
Con un budget superiore ai 100 milioni di euro nel 2025, Msf ha fornito cure salvavita, assistenza psicologica, vaccinazioni, interventi chirurgici e supporto per la malnutrizione. L’organizzazione gestisce attualmente sei ospedali pubblici, due ospedali da campo, quattro centri sanitari e un centro di alimentazione per persone malnutrite. Se la registrazione non sarà rinnovata, circa mezzo milione di persone a Gaza perderebbero l’accesso a questi servizi fondamentali.
Contesto umanitario e violenze persistenti nella Striscia di Gaza
Nonostante la tregua di ottobre 2025, la violenza non si è arrestata: incidenti come la morte della bambina Ahed Tareq al-Bayouk, colpita in quella che era considerata una “zona più sicura” a Mawasi, testimoniano la fragilità del cessate il fuoco e la continua esposizione dei civili al conflitto.
Le condizioni di vita nella Striscia sono segnate da blocchi economici, carenza di acqua potabile, servizi sanitari al collasso e un sistema sanitario distrutto, che Msf tenta di sostenere con interventi su larga scala. L’accesso limitato delle organizzazioni internazionali e le nuove restrizioni sulle ong rischiano di aggravare ulteriormente questa situazione umanitaria già drammatica.
Medici Senza Frontiere continua a cercare un dialogo costruttivo con le autorità israeliane per garantire un’operatività imparziale e indipendente in favore della popolazione civile, sottolineando che la riduzione della risposta umanitaria non è più sostenibile.






