Gli esperti indipendenti dell’ONU hanno accolto con favore l’ipotesi di un cessate il fuoco permanente a Gaza, ma hanno avvertito che qualsiasi piano di pace dovrà rispettare pienamente il diritto internazionale e i diritti fondamentali del popolo palestinese. In una dichiarazione diffusa oggi, il gruppo di esperti ha espresso sostegno per alcuni punti positivi del piano annunciato dagli Stati Uniti, tra cui il rilascio dei detenuti illegali, l’ingresso di aiuti umanitari sotto supervisione ONU, il ritiro delle forze israeliane e il divieto di annessioni o sfollamenti forzati. “Si tratta di principi di diritto internazionale — hanno ricordato — che non dovrebbero dipendere da un piano di pace formale”.
L’ONU sulla pace a Gaza: “Elementi incoerenti con il diritto internazionale”
Pur riconoscendo l’urgenza di una tregua, gli esperti hanno denunciato “gravi incoerenze” tra il piano statunitense e le norme fondamentali del diritto internazionale, nonché con il Parere Consultivo del 2024 della Corte Internazionale di Giustizia, che chiede a Israele di porre fine alla sua presenza illegale nei Territori Palestinesi Occupati.
“Imporre una pace immediata a qualsiasi prezzo, contro il diritto e la giustizia, è la ricetta per ulteriori ingiustizie e instabilità”, si legge nella nota.
Autodeterminazione palestinese a rischio
Uno dei punti centrali delle critiche riguarda l’assenza di garanzie per il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. Secondo gli esperti, il futuro dello Stato palestinese verrebbe subordinato a condizioni vaghe su “riforme” e “dialoghi”, lasciando il controllo effettivo a soggetti esterni.
Inoltre, la proposta di un “governo di transizione” non rappresentativo — che esclude l’Autorità Nazionale Palestinese — viene definita illegittima e coloniale, poiché non risponde al principio di sovranità popolare.
“La supervisione di un ‘Consiglio per la Pace’ guidato dagli Stati Uniti non può essere considerata imparziale. Washington non è un mediatore neutrale”, hanno affermato.
Preoccupazioni dell’ONU sulla sicurezza e la governance a Gaza
Il piano statunitense prevede la creazione di una Forza Internazionale di Stabilizzazione, al di fuori del controllo delle Nazioni Unite e del popolo palestinese. Gli esperti avvertono che questa struttura rischierebbe di sostituire l’occupazione israeliana con una nuova occupazione guidata dagli Stati Uniti, contraria al principio di autodeterminazione.
Altre criticità individuate includono:
- la possibilità di una presenza militare israeliana “parziale e indefinita” lungo un “perimetro di sicurezza” interno a Gaza;
- una smilitarizzazione unilaterale della Striscia, non accompagnata da misure analoghe per Israele;
- l’assenza di un piano per porre fine agli insediamenti illegali in Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Giustizia, risarcimenti e responsabilità
Secondo gli esperti, il piano non affronta le questioni di responsabilità per i crimini internazionali commessi a Gaza né prevede risarcimenti per le vittime palestinesi.
Viene inoltre denunciata una “asimmetria inaccettabile” nel trattamento dei detenuti: tutti gli ostaggi israeliani sarebbero liberati, mentre solo una parte dei palestinesi detenuti arbitrariamente verrebbe rilasciata.
“Una pace sostenibile richiede verità, giustizia e trasparenza. Senza responsabilità, non ci sarà riconciliazione reale”.
Ruolo marginale dell’ONU a Gaza
Gli esperti criticano infine la mancanza di un ruolo centrale per le Nazioni Unite nel piano di pace, né per il Consiglio di Sicurezza, né per l’UNRWA, l’agenzia che assiste milioni di rifugiati palestinesi.
“Il futuro della Palestina deve essere nelle mani dei palestinesi, non imposto da estranei in condizioni di coercizione”, hanno ribadito.
“L’occupazione israeliana deve cessare totalmente”
Gli esperti hanno ricordato che la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito chiaramente che il diritto all’autodeterminazione dei palestinesi non può essere condizionato.
“L’occupazione israeliana deve cessare immediatamente, totalmente e incondizionatamente, con il dovuto risarcimento al popolo palestinese”.
Secondo il gruppo ONU, solo le Nazioni Unite — e non Israele o i suoi alleati — hanno la legittimità per supervisionare la fine dell’occupazione e guidare una transizione verso una soluzione politica equa e duratura, in cui i diritti dei palestinesi siano pienamente riconosciuti.






