Bruxelles, 18 novembre 2025 – In un incontro con la stampa tenutosi presso l’Eurocamera, Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per la situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, ha dichiarato che la recente risoluzione ONU su Gaza “non è conforme al diritto internazionale”. Le sue osservazioni si inseriscono in un contesto di crescente tensione e dibattito sulle responsabilità internazionali riguardo alla crisi umanitaria e politica nella Striscia di Gaza.
Le critiche alla risoluzione ONU
Albanese ha richiamato l’attenzione sulle interpretazioni più recenti del diritto internazionale, come quella della Corte Internazionale di Giustizia, che impongono a Israele di ritirarsi dalla Striscia di Gaza, dalla Cisgiordania e da Gerusalemme Est, di smantellare le colonie e di cessare lo sfruttamento delle risorse palestinesi. Ha sottolineato inoltre come Israele abbia l’obbligo internazionale di pagare indennizzi per le violenze inflitte e di garantire il ritorno degli sfollati palestinesi. «Questi dovrebbero essere i punti di partenza», ha affermato la relatrice, evidenziando come la risoluzione votata non rispecchi tali requisiti fondamentali del diritto internazionale.
Il rapporto più recente di Albanese, intitolato “Anatomia di un genocidio” e presentato nel marzo 2024 al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, aveva già denunciato come le condizioni imposte dall’offensiva israeliana su Gaza abbiano raggiunto la soglia del crimine di genocidio. Nel documento si sollecitava la comunità internazionale a imporre un embargo sulle armi, adottare sanzioni e inviare una presenza internazionale per proteggere i territori palestinesi occupati.
La figura di Francesca Albanese
Dal maggio 2022, Francesca Albanese è la relatrice speciale ONU sui territori palestinesi occupati. La sua attività si caratterizza per una forte critica alle politiche israeliane e per la richiesta di un piano globale per porre fine all’occupazione coloniale e al regime di apartheid. Tuttavia, la sua posizione ha suscitato reazioni contrastanti a livello internazionale: è stata inserita nelle liste di sanzioni statunitensi, accusata di antisemitismo da Israele e contestata da alcuni Paesi, inclusa l’Italia.
Nonostante ciò, Albanese continua a difendere il proprio operato, sottolineando che le sue critiche sono rivolte esclusivamente alle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, senza pregiudizi etnici o religiosi. La sua denuncia della complicità di diversi Stati, compresa l’Italia, nel prolungamento del conflitto e del cosiddetto “genocidio” viene accompagnata da appelli alla solidarietà e alla resistenza per i palestinesi, con un richiamo esplicito a un impegno internazionale per la pace e la giustizia.






