Le garanzie offerte dagli Stati membri dell’Unione Europea per consentire i prestiti finanziari all’Ucraina, avendo come garanzia gli asset russi congelati, non saranno conteggiate nel calcolo del deficit o del debito nazionale, secondo quanto riferito da un alto funzionario europeo. Questa misura segue un modello simile a quello adottato per il programma Sure, ma la decisione definitiva spetta ad Eurostat, l’ufficio statistico dell’UE.
Ue: sanzioni alla Russia, uso degli asset e impatto sul debito pubblico
Le garanzie concesse dagli Stati membri potrebbero essere calcolate in base al Reddito Nazionale Lordo (GNI) per definire le quote di responsabilità di ogni paese, soprattutto se verrà applicato l’“aggancio” all’“headroom” del bilancio europeo, come richiesto da paesi quali la Germania. Questo sistema mira a evitare che il sostegno finanziario all’Ucraina impatti negativamente sui bilanci nazionali, facilitando così il finanziamento delle necessità ucraine senza compromettere i parametri fiscali degli Stati membri.
Procedura di rinnovo delle sanzioni e scadenze
Nell’ambito della proposta della Commissione Europea sull’utilizzo degli asset russi, è previsto un cambiamento nella procedura per il rinnovo delle sanzioni europee. L’obiettivo è evitare interruzioni accidentali nel congelamento dei beni russi, che altrimenti attiverebbero le garanzie da parte degli Stati per i prestiti all’Ucraina. Fonti Ue indicano che si punta a superare l’attuale requisito dell’unanimità per il rinnovo, adottando invece la maggioranza qualificata secondo l’articolo 32.1 dei trattati. Sebbene questa modalità non sia mai stata applicata prima, il Consiglio europeo ha assunto una posizione chiara a favore di questa soluzione.
La vera scadenza per una decisione definitiva sull’uso degli asset della Banca Centrale russa immobilizzati presso Euroclear, in Belgio, è fissata per il secondo trimestre del 2026. Questa tempistica coincide con il momento in cui l’Ucraina inizierà a fronteggiare serie difficoltà nella sostenibilità finanziaria. La proposta scritta della Commissione europea, pertanto, non è attesa a breve, e potrebbe non essere pronta in tempo per il Consiglio europeo di fine ottobre.
Il recente accordo raggiunto al G7, come evidenziato dalla premier italiana Giorgia Meloni, prevede un sostegno finanziario aggiuntivo all’Ucraina di circa 50 miliardi di dollari entro fine anno, basato su prestiti garantiti dai profitti derivanti dagli asset russi congelati, senza configurarsi come una confisca. Questo passo rappresenta un importante sviluppo nella strategia europea e internazionale di sostegno all’Ucraina nel contesto del conflitto in corso.






