Tokyo, 17 novembre 2025 – In un contesto di crescenti tensioni geopolitiche nella regione dell’Asia-Pacifico, Tokyo ha fatto decollare dei caccia militari in risposta al sospetto avvistamento di un drone cinese vicino a Taiwan, un’area da sempre considerata strategica per il commercio internazionale globale. L’episodio, avvenuto il 15 novembre, si inserisce nel quadro di una crescente attività militare cinese attorno all’isola, che ha visto un record di 153 aerei militari attivi nelle vicinanze di Taiwan nell’ultima giornata, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa di Taipei.
La situazione nelle vicinanze di Taiwan
Il drone, ritenuto di origine cinese, è stato rilevato in volo tra l’isola di Yonaguni – il punto più meridionale dell’arcipelago giapponese – e Taiwan. A seguito di questa incursione, la Japan Air Self-Defense Force (ASDF) ha immediatamente fatto decollare i propri caccia dal comando di difesa aerea, seguendo i protocolli di risposta a possibili violazioni o minacce nel proprio spazio aereo. Il vice capo di Gabinetto giapponese, Kazuhiro Aoki, ha espresso preoccupazione per le manovre militari cinesi, che rappresentano un disturbo alla pace e alla stabilità regionale, nonché una minaccia per il diritto internazionale di navigazione e per la sicurezza dello spazio aereo.
Parallelamente, il Ministero della Difesa giapponese sta valutando l’ampliamento dell’uso dei droni per fronteggiare la crescente presenza di veicoli aerei senza pilota (UAV) cinesi nella regione. È in fase di pianificazione l’impiego dei droni MQ-9B SeaGuardian, con capacità avanzate di sorveglianza e tracciamento, che potrebbero in futuro sostituire parzialmente i costosi e frequenti voli dei caccia.
Le tensioni diplomatiche con Pechino
Le tensioni tra Giappone e Cina si riflettono anche sul piano diplomatico. In vista del vertice G20 in Sudafrica, la Cina ha escluso un incontro tra il premier cinese Li Qiang e la prima ministra giapponese Sanae Takaichi, a conferma dello stato di attrito tra i due Paesi. Questa situazione è aggravata dalle incursioni di quattro navi della guardia costiera cinese nelle acque territoriali delle isole Senkaku, un arcipelago conteso tra Tokyo e Pechino, che rivendica le isole con il nome Diaoyu. Il governo giapponese ha presentato una protesta formale definendo l’azione cinese una violazione del diritto internazionale.
Le dichiarazioni di Sanae Takaichi, che ha affermato che un attacco cinese a Taiwan potrebbe innescare una risposta militare giapponese in nome dell’autodifesa collettiva, hanno sollevato proteste dure da parte di Pechino, che considera Taiwan parte integrante del proprio territorio nazionale da riunificare, anche con la forza se necessario.






