L’ONU lancia un allarme drammatico sulla situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, evidenziando un pesante bilancio di vittime palestinesi e una crescente ondata di violenze che coinvolgono coloni israeliani, forze di sicurezza e civili.
L’ONU denuncia: “Oltre mille palestinesi uccisi in Cisgiordania”
Dal 7 ottobre 2023 al 13 novembre 2025, le forze di sicurezza israeliane e i coloni hanno ucciso almeno 1.017 palestinesi nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est, con un incremento preoccupante degli attacchi da parte dei coloni, che solo nel mese di ottobre hanno superato i 260 episodi, il numero più alto dal 2006. Tra le vittime, si contano 221 bambini, ha reso noto il portavoce dell’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, Thameen Al-Kheetan, nel briefing a Ginevra.
Parallelamente, nello stesso periodo sono stati uccisi 59 israeliani in attacchi o scontri con palestinesi. Al-Kheetan ha definito “abominevoli” gli attacchi incendiari compiuti recentemente da folle di coloni, sottolineando che questi episodi riflettono un quadro di violenza in aumento contro la popolazione palestinese. Ha inoltre ribadito la necessità di porre fine alla presenza israeliana considerata illegale nei territori occupati e ha esortato a fermare le demolizioni di case, i sequestri di proprietà, le restrizioni di movimento e la costruzione continua di insediamenti.
Attivisti israeliani bloccati dall’esercito a Burin
Intanto, in Cisgiordania, si registrano tensioni anche sul fronte degli attivisti israeliani. L’esercito israeliano ha dichiarato Burin, villaggio nel nord della Cisgiordania, zona militare chiusa, fermando sette autobus di attivisti provenienti dal gruppo Peace Now, che intendevano aiutare i palestinesi nella raccolta delle olive. Il parlamentare israeliano Gilad Kariv, presente con gli attivisti, ha criticato la polizia per la sua scarsa determinazione nel contrastare i coloni estremisti, autori di crimini nazionalisti quotidiani.






