Washington, 26 agosto 2025 – Nel cuore di una crisi istituzionale che scuote la Federal Reserve, il presidente Donald Trump ha annunciato il licenziamento con effetto immediato di Lisa Cook, governatrice della Fed e prima donna afroamericana a ricoprire tale incarico nella storia della banca centrale statunitense. La decisione, senza precedenti secondo gli esperti, avviene in un momento di forti tensioni tra l’amministrazione Trump e la Federal Reserve, con implicazioni rilevanti per la politica monetaria americana e i mercati globali.
Caso Lisa Cook: accuse, difese e implicazioni politiche
Lisa Cook è stata accusata di aver falsificato documenti per ottenere condizioni più favorevoli su due mutui immobiliari, uno in Michigan e uno ad Atlanta, presentati entrambi come residenza principale a distanza di due settimane. L’accusa, avanzata da Bill Pulte, direttore della Federal Housing Finance Agency (FHFA) e alleato di Trump, sostiene che Cook avrebbe commesso potenzialmente una frodi ipotecarie. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha formalmente chiesto alla Fed di rimuoverla, stimolando un acceso dibattito sulla legittimità di questa azione.
La governatrice ha respinto con forza le accuse, dichiarando di non avere alcuna intenzione di farsi intimidire né di dimettersi, e ha annunciato che risponderà con fatti e documenti a ogni interrogativo sulla sua situazione patrimoniale. Nonostante le pressioni, Cook gode del sostegno di figure di spicco del Partito Democratico, come la senatrice Elizabeth Warren, che ha definito la campagna di attacchi come un tentativo di “usare il governo federale come arma per licenziare illegalmente membri indipendenti del Board della Fed”.
Se dovesse essere costretta a lasciare il suo incarico, si aprirebbe una casella vacante nel consiglio dei governatori, che Donald Trump potrebbe riempire con un suo fedelissimo, ampliando così il controllo della Casa Bianca sulla banca centrale. Questa mossa si inserisce nel più ampio tentativo dell’ex presidente di influenzare la politica monetaria, in particolare la gestione dei tassi d’interesse, che rappresenta una leva chiave per l’economia statunitense.
Il ruolo di Lisa Cook e il contesto di Jackson Hole
Lisa Cook, nominata da Joe Biden nel 2022, è stata la prima donna di colore a entrare nel consiglio dei governatori della Fed, un organismo composto da sette membri che, insieme ai presidenti di cinque delle dodici banche regionali, formano il Federal Open Market Committee (FOMC), responsabile della definizione dei tassi di interesse.
Prima della sua nomina, Cook era professoressa di economia e relazioni internazionali alla Michigan State University e alla Kennedy School of Government di Harvard. La sua ricerca ha approfondito temi cruciali quali le crisi finanziarie globali, le disparità economiche razziali e l’impatto dell’innovazione sull’economia, mentre ha ricoperto incarichi di rilievo nella presidenza Obama, tra cui quello di economista senior nel Council of Economic Advisers.
L’annuncio del licenziamento è giunto proprio poco dopo il tradizionale simposio di Jackson Hole, un appuntamento centrale per i banchieri centrali e i mercati finanziari di tutto il mondo. Con l’atmosfera al simposio di quest’anno, segnata da tensioni senza precedenti, Trump ha rilanciato pubblicamente la richiesta di dimissioni di Cook, criticando duramente la Fed e aumentando la pressione sul presidente Jerome Powell.
Powell si è trovato così a dover affrontare una doppia sfida: difendere l’autonomia della banca centrale e gestire le aspettative del mercato, che guarda con interesse alle prossime decisioni sui tassi di interesse. La Fed si trova in una posizione delicata, con segnali economici contrastanti: l’inflazione al consumo resta stabile al 2,7%, ma i prezzi alla produzione sono aumentati più del previsto, mentre il mercato del lavoro mostra segnali di rallentamento. Allo stesso tempo, all’interno del Board dei governatori si registra un crescente dissenso, con alcuni membri favorevoli a tagli più rapidi dei tassi, mettendo in discussione l’unità della Fed, che non si vedeva da decenni.
Le strategie di Donald Trump e gli effetti sulla politica monetaria
Donald Trump, rieletto presidente nel 2024, ha da tempo manifestato un atteggiamento critico verso la Federal Reserve, accusandola di ostacolare la crescita economica statunitense con politiche monetarie restrittive. Il licenziamento di Lisa Cook si inserisce in questo contesto di scontro aperto tra Casa Bianca e banca centrale, con l’obiettivo dichiarato di riportare la Fed sotto un controllo più stretto del potere esecutivo.
La strategia di Trump appare chiara: sostituendo membri indipendenti con fedelissimi, potrà influenzare in modo diretto le decisioni della Fed, in particolare la politica dei tassi d’interesse, su cui si focalizza la sua pressione per ottenere tagli più rapidi e consistenti. Questo approccio si scontra però con l’impegno storico della Federal Reserve a mantenere l’indipendenza politica, un principio considerato cruciale per la stabilità economica e finanziaria degli Usa.
A complicare ulteriormente il quadro, nell’ambito del simposio di Jackson Hole, oltre a Powell, è intervenuta anche Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, che ha discusso insieme al governatore della Bank of England Andrew Bailey delle trasformazioni in atto nel mercato del lavoro, un tema cruciale per le politiche monetarie globali.






