Brasilia, 24 novembre 2025 – La Corte Suprema del Brasile ha confermato la detenzione preventiva dell’ex presidente Jair Bolsonaro, consolidando così la sua condanna a 27 anni e 3 mesi di reclusione per il tentato colpo di Stato e altri gravi reati. La decisione, maturata nella prima sezione dell’alta Corte con i voti favorevoli dei giudici Flavio Dino e Cristiano Zanin, ratifica la revoca degli arresti domiciliari disposta d’urgenza sabato scorso dal giudice Alexandre de Moraes.
Bolsonaro in carcere: le motivazioni della Corte
La revoca degli arresti domiciliari è stata motivata dal tentativo di Bolsonaro di sabotare il braccialetto elettronico con cui era monitorato, gesto che l’ex presidente ha attribuito a “paranoia e allucinazioni” legate all’uso di psicofarmaci durante l’udienza di custodia. L’episodio è avvenuto a poche ore dalla convocazione di una veglia di preghiera davanti alla sua abitazione, organizzata dal figlio e senatore Flávio Bolsonaro, evento che secondo de Moraes avrebbe potuto facilitare una fuga verso un’ambasciata straniera.
Bolsonaro era agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta per il tentato colpo di Stato, per cui è già stato condannato. La sentenza di 27 anni e 3 mesi, destinata a diventare definitiva nelle prossime ore, farà scattare la sua carcerazione.
Reazioni internazionali
La sentenza ha suscitato immediati commenti a livello internazionale. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito la condanna “sorprendente” e ha paragonato la vicenda a quella che ha coinvolto lui stesso, accusando una “caccia alle streghe” contro Bolsonaro. Anche il segretario di Stato americano Marco Rubio ha criticato la decisione, definendo “ingiusta” la condanna e promettendo una risposta degli Stati Uniti.
Dal canto suo, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha reagito con fermezza, definendo “false” le accuse e annunciando che il Brasile reagirà a eventuali nuove sanzioni statunitensi.
Al centro di molte indagini politiche di rilievo è il giudice della Corte Suprema, Alexandre de Moraes, noto per il suo ruolo decisivo nella lotta contro la disinformazione e le “trame golpiste”. Negli ultimi anni, Moraes è stato oggetto di sanzioni dagli Stati Uniti per presunti abusi dei diritti umani e ha rappresentato un punto focale nella difesa delle istituzioni democratiche brasiliane contro le azioni sovversive attribuite a Bolsonaro e ai suoi alleati.






