François Bayrou, dopo aver perso la fiducia dell’Assemblée Nationale, si è presentato all’Eliseo per consegnare le proprie dimissioni al presidente Emmanuel Macron. L’ex premier resterà in carica per gli affari correnti fino alla nomina del successore, che sarà il quinto capo di governo dall’inizio del secondo mandato di Macron, nel 2022. Tra i nomi più citati nelle ultime ore spicca quello del ministro della Difesa, Sébastien Lecornu. Una decisione rapida permetterebbe al presidente di affrontare con maggiore solidità la protesta prevista per domani con lo slogan “Bloquons tout”, movimento di mobilitazione nato sui social.
Una settimana cruciale per Macron
Le dimissioni di Bayrou arrivano in un contesto particolarmente delicato per l’Eliseo. Alla vigilia della manifestazione di domani seguirà, il 18 settembre, una nuova giornata di mobilitazione sindacale. In mezzo a queste due scadenze pesa l’attesa per la decisione dell’agenzia Fitch, che venerdì potrebbe abbassare il rating della Francia, aumentando la pressione sui mercati finanziari. Per evitare vuoti di potere, si ipotizza che il nuovo premier venga nominato entro la fine della settimana, così da avere un governo pienamente operativo prima della partenza di Macron per New York, dove il 22 e 23 settembre interverrà alle Nazioni Unite per riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina.
Le ipotesi sul successore di Bayrou
Non sono previste le tradizionali consultazioni all’Eliseo. Macron sembra intenzionato a muoversi ancora nell’area del centro macroniano e della destra moderata, dopo il fallimento del tentativo di allargare la maggioranza ai socialisti. Resta quindi improbabile una candidatura di Olivier Faure, leader del PS, che pure nei giorni scorsi aveva avanzato la propria disponibilità. Oltre a Lecornu, circolano i nomi della ministra del Lavoro e della Salute, Catherine Vautrin, e della presidente dell’Assemblée Nationale, Yaël Braun-Pivet, che si è detta pronta a guidare un possibile “patto di coalizione” con socialisti ed ecologisti.
Le prospettive politiche
La strada di una vera coabitazione con Républicains e socialisti appare complessa: i partiti chiederebbero in cambio concessioni significative, come l’introduzione di una tassa sui grandi patrimoni, almeno del 2% per quelli superiori ai 100 milioni di euro, misura che ha già acceso il dibattito politico. Olivier Faure non ha chiarito se il PS sarebbe disposto a sostenere un premier espressione della maggioranza uscente. Nel frattempo, Gabriel Attal, ex capo di governo e leader di Renaissance, ha rilanciato l’idea di nominare un “negoziatore” incaricato di avviare trattative per la legge di bilancio 2026, ancora prima di scegliere il nuovo primo ministro. Tra i nomi circolati in questo ruolo figura quello del centrista Charles de Courson.
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