Sydney, 15 dicembre 2025 – L’Australia si prepara a una svolta significativa nella regolamentazione delle armi da fuoco dopo la tragica sparatoria di Bondi Beach, a Sydney, che ha scosso l’intera nazione. Durante una celebrazione pubblica della prima notte di Hanukkah, un padre e un figlio hanno aperto il fuoco, causando la morte di 15 persone, tra cui un bambino e un rabbino, e ferendo decine di altri, inclusi due agenti di polizia in gravi condizioni.
Riforma delle leggi sulle armi: la risposta del governo
Il primo ministro Anthony Albanese ha convocato una riunione urgente con i leader degli Stati e dei territori australiani per affrontare la questione e ha annunciato l’intenzione di inasprire le leggi sulle armi in tutto il Paese. Tra le misure al vaglio vi sono il rafforzamento dei controlli sui precedenti penali per i possessori di armi da fuoco, il divieto per i cittadini stranieri di ottenere licenze di porto d’armi e una limitazione più severa sui tipi di armi legali disponibili. Albanese ha dichiarato che il governo è pronto a intraprendere “qualsiasi azione necessaria”, compresa l’introduzione di limiti sul numero di armi detenibili da singoli individui e una revisione periodica delle licenze.

Questo impegno arriva a quasi trent’anni dal massacro di Port Arthur del 1996, che portò all’adozione di riforme radicali considerate fino ad ora un modello internazionale di controllo delle armi. Tuttavia, la tragedia di Bondi Beach ha sollevato nuovi interrogativi su come i responsabili abbiano potuto ottenere armi legalmente nonostante legami sospetti con gruppi estremisti.
Dettagli sull’attacco e indagini in corso
I due aggressori, padre e figlio, rispettivamente di 50 e 24 anni, sono stati identificati come Sajid e Naveed Akram. Il padre è stato ucciso dalla polizia durante l’intervento, mentre il figlio è stato arrestato e si trova ricoverato in condizioni critiche. Le autorità confermano che i due avevano con sé armi da fuoco legalmente detenute e ordigni esplosivi rudimentali mai fatti detonare.
Le indagini hanno rivelato che Naveed Akram era già noto ai servizi di intelligence australiani per presunti legami con lo Stato Islamico, ma non era considerato una minaccia imminente. Nel corso di perquisizioni effettuate a Campsie e Bonnyrigg, sobborghi di Sydney, sono state sequestrate ulteriori armi.
In segno di lutto nazionale, le bandiere sono state esposte a mezz’asta in tutto il Paese, mentre il premier ha deposto una corona di fiori sul luogo dell’attacco, definendo l’episodio “un atto puramente malvagio, antisemita e terroristico”.
Intanto, un gesto eroico ha colpito l’opinione pubblica: un uomo di 43 anni, proprietario di un negozio di frutta e di fede musulmana, ha disarmato uno degli attentatori, subendo ferite da arma da fuoco. Il premier del Nuovo Galles del Sud, Chris Minns, lo ha definito “un eroe”.
Per approfondire: Australia, sparatoria a Bondi Beach durante una festa ebraica: almeno 15 morti






