Kiev, 29 novembre 2025 – In un momento cruciale per l’Ucraina, il ruolo di Andriy Yermak, capo di gabinetto dell’Ufficio presidenziale dal febbraio 2020 appena dimessosi, continua a suscitare dibattiti intensi all’interno della scena politica di Kiev. Fedelissimo di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino in carica dal 2019, Yermak è un protagonista chiave delle trattative di pace e della gestione della guerra, ma resta una figura controversa tra la popolazione e gli stessi ambienti politici.
Il profilo e l’ascesa di Andriy Yermak
Nato a Kiev nel 1971, Yermak è un avvocato specializzato in diritto privato internazionale e un ex produttore cinematografico. Laureatosi all’Istituto di Relazioni Internazionali dell’Università Nazionale Taras Ševčenko, ha iniziato la sua carriera nel diritto d’autore e nel mondo legale, fondando nel 1997 uno studio legale internazionale. La sua relazione con Zelensky nasce nel 2011, quando Yermak lavorava nel settore televisivo e cinematografico e il futuro presidente era produttore generale di un importante canale ucraino. Da allora è diventato il braccio destro di Zelensky, gestendo la sua campagna elettorale nel 2019 e assumendo poi la guida dell’Ufficio presidenziale.
Alla guida del gabinetto presidenziale, Yermak è stato nominato anche membro del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale e presidente della sede di coordinamento per gli affari umanitari e sociali dal marzo 2022. La sua influenza si estende quindi ben oltre il ruolo amministrativo, coinvolgendo la strategia politica e militare dell’Ucraina nel conflitto con la Russia.

Tra potere e critiche
Nonostante la sua vicinanza a Zelensky e il ruolo centrale che riveste nei negoziati di pace, Yermak è visto con sospetto da una larga fetta della popolazione: secondo un sondaggio del Centro Razumkov di marzo 2025, oltre due terzi degli ucraini non gli riconoscono fiducia. I suoi detrattori lo accusano di aver concentrato troppo potere nelle sue mani, limitando l’accesso al presidente e marginalizzando le voci critiche. Un ex alto funzionario ha descritto Yermak come “super paranoico”, sottolineando la sua influenza quasi ipnotica sulle decisioni di Zelensky.
Il suo impegno nelle trattative diplomatiche è però riconosciuto a livello internazionale. A Gedda, durante un incontro con il Segretario di Stato americano Marco Rubio, Yermak ha discusso per ore possibili accordi di pace con la Russia, delineando le “linee rosse” di Kiev e ipotizzando garanzie di sicurezza alternative all’ingresso nella NATO. Questa capacità di mediazione gli è valsa la definizione di “Richelieu ucraino”, un riferimento al potente consigliere storico di Luigi XIII, simbolo della sua influenza discreta ma decisiva.
Il rapporto con Zelensky e le sfide future
Il legame tra Yermak e Zelensky è profondo e duraturo. Non si limitano a una collaborazione politica: condividono momenti di quotidianità, come testimoniano le immagini ufficiali che li ritraggono insieme anche nel bunker presidenziale. Tuttavia, Zelensky ha più volte sottolineato la necessità di evitare errori politici in un momento così delicato, consapevole che la Russia cerca proprio di provocare passi falsi da parte ucraina.
Dalle fonti governative filtrano segnali di una strategia attenta e coordinata, in cui Yermak ha ottenuto risultati significativi, come il pieno ripristino dell’assistenza militare statunitense, inclusa la fornitura dei sistemi antiaerei Patriot. Tuttavia, permangono forti dubbi sulla disponibilità di Putin a negoziare seriamente, mentre le questioni territoriali rimangono altamente controverse, soprattutto riguardo alle quattro regioni parzialmente occupate.
Con l’arrivo imminente a Kiev dell’inviato americano Keith Kellogg, destinato a siglare accordi per la cooperazione nell’estrazione delle risorse minerarie ucraine, Yermak continuerà a giocare un ruolo chiave nel mantenere saldo il sostegno internazionale, imprescindibile per la resilienza e il futuro dell’Ucraina.






