Un leader siriano varca per la prima volta la soglia della Casa Bianca dal 1946, segnando una svolta storica nelle relazioni tra Siria e Stati Uniti. Ahmad al-Sharaa, ex capo della milizia jihadista Hayʼat Taḥrīr al-Shām e attuale presidente della Siria, sarà ricevuto da Donald Trump il prossimo 10 novembre in un incontro dal forte valore politico e strategico.
L’incontro storico tra Ahmad al-Sharaa e Donald Trump
Ahmad al-Sharaʿ, figura di spicco della scena politica siriana e militare, è salito alla ribalta internazionale dopo aver guidato l’offensiva che ha portato al collasso del regime di Bashar al-Assad lo scorso dicembre 2024. Nato nel 1982 a Riyad da una famiglia siriana originaria del Golan, al-Sharaa ha avuto un passato da comandante jihadista, legato inizialmente ad al-Qaeda in Iraq e successivamente fondatore del Fronte al-Nuṣra, oggi evolutosi in Hayʼat Taḥrīr al-Shām. La sua trasformazione da leader insurrezionale a capo di Stato rappresenta uno degli eventi più clamorosi e paradossali della politica mediorientale recente.
L’incontro con Donald Trump è atteso con grande attenzione. L’amministrazione americana punta a coinvolgere il neo-leader siriano nella Coalizione internazionale a guida USA contro l’Isis, con l’obiettivo dichiarato di stabilizzare la regione e promuovere accordi di sicurezza, in particolare con Israele. Tale strategia appare funzionale anche a un’intesa volta a integrare le forze curdo-siriane, sostenute dagli Stati Uniti, all’interno delle strutture militari siriane, superando così le antiche tensioni interne.
Tom Barrack, inviato speciale USA per la Siria, ha confermato che i due leader sperano di firmare un accordo formale di adesione alla coalizione anti-Isis, considerato il primo passo verso una partnership strategica più ampia, che potrebbe includere la graduale rimozione delle sanzioni internazionali contro Damasco.
L’incontro con Trump aiuterebbe dunque a legittimare il nuovo governo agli occhi della comunità internazionale, e ad avvicinare Damasco a Washington. La Siria, ai tempi di Assad vicina a Mosca, cambierebbe così sfera di influenza.
Il contesto regionale e le sfide aperte
Nel frattempo, la situazione militare nel sud-ovest della Siria resta tesa: si registrano continue incursioni israeliane nelle province di Daraa e Qunaytra, mentre gli Stati Uniti spingono per una soluzione politica che includa il reintegro amministrativo del nord-est siriano, area controllata dalle forze curdo-siriane. Nonostante l’accordo preliminare del marzo scorso preveda l’integrazione graduale dei combattenti curdi nelle forze regolari siriane e una redistribuzione delle risorse petrolifere e idriche a favore di Damasco, permangono profonde divergenze sulla gestione della catena di comando e sul mantenimento dell’autonomia curda.
Ahmad al-Sharaa, sostenuto dalla Turchia, ha avviato un processo di riorganizzazione delle forze armate siriane, includendo anche l’addestramento di ex miliziani qaedisti in caserme turche, elemento che testimonia la complessità e la natura articolata del nuovo potere siriano.
Secondo il ministro degli Esteri siriano Asaad Shaybani, la visita a Washington aprirà una “nuova pagina” nelle relazioni bilaterali, con l’obiettivo di costruire una partnership solida e duratura. La strategia americana, secondo analisti regionali, mira a chiudere entro fine anno i principali dossier mediorientali, includendo la normalizzazione tra Siria e Israele, l’integrazione dei curdi nel nuovo esercito siriano e la definizione del dossier israelo-libanese relativo al disarmo di Hezbollah. Parallelamente, si registrano anche i negoziati ripresi a Oman tra Stati Uniti e Iran, confermando l’esistenza di un tavolo unico su cui si muovono i principali attori regionali.
In questo quadro, la visita di Ahmad al-Sharaa alla Casa Bianca assume un valore simbolico e concreto: da ex miliziano inserito nella lista nera del Dipartimento di Stato americano a interlocutore chiave per la stabilizzazione di una regione segnata da oltre un decennio di conflitti.






