Chi siamo
Redazione
venerdì 5 Dicembre 2025
  • Login
  • Cronaca
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Sport
    • Calcio
  • Spettacoli
  • Salute
  • Tecnologia
  • Cultura
  • Ambiente
  • Video
No Result
View All Result
  • Cronaca
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Sport
    • Calcio
  • Spettacoli
  • Salute
  • Tecnologia
  • Cultura
  • Ambiente
  • Video
No Result
View All Result
  • Login
No Result
View All Result
Home Economia

Stipendi miseri e pensione solo a 71 anni per 1,1 milioni di precari e autonomi: il paradosso dell’Inps

Lo studio di NIdiL Cgil e Osservatorio Pensioni rivela la fragilità estrema dei lavoratori della gestione separata: contributi versati, diritti negati, futuro previdenziale precluso

by Giacomo Camelia
4 Dicembre 2025
Un uomo calcola la pensione

Alanews.it

In Italia esiste un esercito silenzioso di lavoratori che produce reddito, paga le tasse, versa contributi ma, per lo Stato, semplicemente non esiste. Sono precari, collaboratori, professionisti con partita Iva non iscritti agli ordini: quasi 1,1 milioni di persone che vivono in una condizione di iper-precarietà cronica, privi di tutele e condannati a una pensione – se mai ci arriveranno – a 71 anni. Il nuovo studio di NIdiL Cgil e Osservatorio Pensioni Cgil fotografa una realtà che sfida ogni logica di equità sociale: redditi così bassi da non permettere nemmeno l’accredito di un mese di contributi, carriere spezzate, contributi bloccati da regole tecniche che li trasformano in “contribuenti netti”, lavoratori fantasma per l’Inps. Una generazione povera oggi e destinata alla povertà anche domani, nonostante milioni di euro regolarmente versati.

L’iper-precarietà italiana: milioni di lavoratori senza tutele

La gestione separata dell’Inps conta 1,7 milioni di iscritti, ma dietro questo numero si nasconde una profonda distorsione. Più della metà dei contribuenti con compensi medi alti sono amministratori e sindaci di società, figure che alterano artificialmente la media dei redditi. Se si escludono queste categorie, restano oltre 1,1 milioni di lavoratori poveri, intermittenti, sottopagati: educatrici, operatori culturali, traduttori, grafici, call centeristi, guide turistiche. Uomini e donne che lavorano tanto, spesso troppo, ma guadagnano troppo poco per accedere ai diritti fondamentali.

INPS: allarme pensione
INPS: allarme pensione | Pixabay @Rafmaster – alanews

Tra i collaboratori esclusivi, ancora attivi in migliaia nei settori più fragili del pubblico e del privato, il reddito medio nel 2024 non supera gli 8.566 euro lordi annui. Le donne, che rappresentano quasi la metà della platea, si fermano a 6.839 euro. Gli under 35, la componente più numerosa e più esposta, arrivano appena a 5.530 euro. Numeri che raccontano un Paese in cui un lavoro non basta più a condurre una vita dignitosa.

Il meccanismo del minimale: milioni di contributi versati per la pensione, zero mesi accreditati

La parte più sconcertante dell’analisi riguarda il funzionamento del minimale contributivo nella gestione separata. Nel 2024 servivano 18.555 euro annui per ottenere un anno pieno di contribuzione. Sotto questa soglia, l’Inps accredita solo una porzione di mesi. È un meccanismo proporzionale: chi guadagna la metà ottiene sei mesi; chi guadagna un quarto, solo tre. Ma la regola più feroce è quella dell’arrotondamento a zero: quando il calcolo produce meno di un mese, il risultato viene azzerato.

È così che nascono i “contribuenti netti”: lavoratori che versano contributi ma non ottengono nemmeno un giorno utile ai fini pensionistici. Tra i collaboratori esclusivi sono 64.722 persone – il 22,5% della categoria – che hanno versato oltre 14 milioni di euro senza ottenere nulla in cambio. Nessuna malattia, nessuna maternità o paternità, nessuna Discoll, nessun assegno familiare. Nemmeno un mese accreditato. Lo stesso destino riguarda 36mila professionisti esclusivi, tra cui 20mila donne e 13mila giovani under 35. Solo il 35% di questa categoria riesce a maturare un anno pieno di contributi.

Sono lavoratori reali, con vite reali, trasparenti però ai conti previdenziali.

Il futuro impossibile: la pensione scatta solo a 71 anni

Lo studio descrive senza mezzi termini un futuro previdenziale praticamente precluso per la stragrande maggioranza dei parasubordinati. L’uscita a 64 anni richiede almeno 30 anni di contributi effettivi e un assegno maturato pari a 3,2 volte l’assegno sociale: secondo le stime del 2030, significa almeno 1.811 euro mensili. Ma anche dopo 40 anni di contributi calcolati sul minimale, la pensione non supererebbe i 1.080 euro; con 30 anni scenderebbe a 773 euro. Risultato: nessuno dei parasubordinati potrà mai raggiungere la soglia richiesta. L’uscita a 64 anni è totalmente irraggiungibile.

Neppure la pensione di vecchiaia a 67 anni rappresenta una reale alternativa. Per accedervi occorre un assegno almeno pari all’assegno sociale – 566 euro nel 2030. Dopo 20 anni di contributi al minimale, però, la prestazione si fermerebbe a 554 euro: dodici euro di differenza che impediscono l’accesso alla pensione. Solo chi avrà almeno 30 anni di contributi potrà superare la soglia, ma per la maggior parte delle carriere discontinue questo traguardo è utopico.

La conclusione è drammatica: per il 92% dei collaboratori esclusivi e il 65% dei professionisti, l’unica pensione possibile sarà quella contributiva di vecchiaia a 71 anni, con assegni comunque “modesti e lontani da livelli dignitosi”.

La beffa dell’avanzo: miliardi accumulati, prestazioni minime

Il paradosso assume contorni ancora più taglienti osservando i conti della gestione separata. Nel 2024 ha registrato un avanzo di 9,6 miliardi di euro, un dato che conferma un trend positivo che prosegue da almeno dieci anni. Eppure, le prestazioni temporanee erogate – malattia, maternità, assegni familiari, Discoll, Iscro – valgono appena 97 milioni di euro. Una cifra minuscola se confrontata ai 2,7 miliardi di contributi versati dai soli collaboratori e professionisti esclusivi.

In più, sebbene l’aliquota complessiva sia la stessa dei dipendenti (33%), i collaboratori pagano di più: l’11,41% a loro carico, contro il 9,19% dei subordinati. Un differenziale di quasi due punti percentuali che rappresenta un vantaggio per le imprese e un aggravio per chi non ha tutele. E chi guadagna meno di 5.000 euro spesso non genera nemmeno contribuzione piena, aggravando ulteriormente i buchi contributivi.

Le richieste del sindacato e la mobilitazione del 12 dicembre

“Le scelte da fare vanno nella direzione opposta a quelle del governo”, denuncia Andrea Borghesi, segretario generale di NIdiL Cgil. Le proposte del sindacato sono chiare: un equo compenso che garantisca redditi adeguati, l’eliminazione del differenziale contributivo con i dipendenti, ammortizzatori sociali realmente universali che includano malattia, maternità e Discoll, e soprattutto una pensione contributiva di garanzia per le carriere discontinue.

Il 12 dicembre NIdiL scenderà in piazza insieme a collaboratori e partite Iva, nello sciopero generale contro una manovra che – sostengono – non affronta il tema cruciale dei redditi e delle pensioni della generazione più povera e invisibile del Paese.

Una generazione che lavora, paga, contribuisce. Ma che per l’Inps non esiste. Una generazione che rischia di scoprire troppo tardi che, mentre costruiva il presente, il suo futuro veniva sottratto mese dopo mese.

Tags: ApprofondimentoInpsPensione

Related Posts

Maurizio Folini
Cronaca

Chi è Maurizio Folini, il pilota che salva vite tra la Valtellina e l’Everest

4 Dicembre 2025
Bello Figo esce con Pacco enorme
Spettacoli

Bello Figo è tornato: esce “Pacco Enorme”, il nuovo album di Natale

3 Dicembre 2025
Il logo di Netflix sullo schermo di uno smartphone
Tecnologia

Quanto costa lo streaming a fine 2025? I costi delle piattaforme in Italia

3 Dicembre 2025
Emofilia B
Salute

Prima terapia genica per l’Emofilia B in Italia: al Policlinico di Milano un traguardo storico

3 Dicembre 2025
Un primo piano di Stefano Sannino
Politica

Chi è Stefano Sannino, indagato per frode e corruzione nel Seae: un’altalena tra Europa e Palazzo Chigi

2 Dicembre 2025
Danilo Gallinari
Sport

Gallinari, fine di un viaggio leggendario: il Gallo saluta il basket. Tutti i numeri della carriera

2 Dicembre 2025

Articoli recenti

  • SS Lazio, “Oltre alla faccia ci mettiamo anche il cuore”: la protesta dei gruppi laziali
  • Tifosi Lazio, protesta compatta contro Lotito e arbitri: “Oltre alla faccia, anche il cuore”
  • Ucraina, Crosetto: “La Lega dirà sì al decreto, bisogna far sedere la Russia al tavolo”
  • Serbia in crisi energetica: Vucic valuta l’adesione alla banca dei Brics
  • A Napoli tutto pronto per la finalissima di X Factor

© 2025 Alanews – Smart Media Solutions - Testata giornalistica registrata al tribunale di Roma n° 243/2012 | Gestione editoriale e multimediale Editorially Srl - Via Assisi 21 - 00181 Roma - P.Iva: 16947451007 | Per la pubblicità: NewsCom S.r.l. – Divisione Testate on line - Sede legale: Via Assisi, 15 - 00181 Roma Capitale sociale: Euro 10.000,00 Codice Fiscale, Partita I.V.A. e Iscrizione al Registro delle Imprese di Roma n. 11903571005 | R.E.A. di Roma: 1335869 Visiona le nostre condizioni d'uso e la nostra politica sulla privacy & cookies.

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
×
No Result
View All Result
  • Cronaca
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Sport
    • Calcio
  • Spettacoli
  • Salute
  • Tecnologia
  • Cultura
  • Ambiente
  • Video
  • Chi siamo
  • Redazione

© 2025 Alanews – Smart Media Solutions - Testata giornalistica registrata al tribunale di Roma n° 243/2012 | Gestione editoriale e multimediale Editorially Srl - Via Assisi 21 - 00181 Roma - P.Iva: 16947451007 | Per la pubblicità: NewsCom S.r.l. – Divisione Testate on line - Sede legale: Via Assisi, 15 - 00181 Roma Capitale sociale: Euro 10.000,00 Codice Fiscale, Partita I.V.A. e Iscrizione al Registro delle Imprese di Roma n. 11903571005 | R.E.A. di Roma: 1335869 Visiona le nostre condizioni d'uso e la nostra politica sulla privacy & cookies.