Roma, 12 agosto 2025 – Il governo italiano sta valutando misure per limitare la presenza cinese nelle aziende considerate strategiche del Paese, con l’obiettivo di evitare tensioni con gli Stati Uniti. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg, citando fonti vicine al dossier. Tra le società coinvolte figurano sia aziende private come Pirelli sia società partecipate, tra cui Cdp Reti.
Il caso Pirelli e le preoccupazioni sul Cyber Tyre
Uno dei casi più rilevanti riguarda Pirelli, dove la partecipazione del 37% di Sinochem International Corp., controllata dallo Stato cinese, ha già suscitato preoccupazioni. Nel 2023, infatti, il governo italiano ha esercitato il cosiddetto golden power per tutelare le tecnologie innovative del gruppo, in particolare il progetto del Cyber Tyre, uno pneumatico dotato di sensori connessi utilizzati anche in Formula 1. La presenza di un socio cinese di controllo, direttamente collegato a Pechino, ha infatti impedito lo sviluppo del Cyber Tyre negli Stati Uniti, a causa delle restrizioni imposte dalle normative americane sui veicoli connessi.
Ad aprile scorso, su richiesta delle autorità di regolamentazione, il consiglio di amministrazione di Pirelli ha declassato lo status di governance di Sinochem, dichiarando che il gruppo non ha più il controllo della società. Tuttavia, Washington ha avvertito che gli pneumatici dotati di sensori potrebbero subire limitazioni sul mercato statunitense a causa della proprietà cinese.
Altri settori strategici nei quali il governo potrebbe limitare la presenza cinese
Oltre a Pirelli, il governo italiano avrebbe nel mirino anche Cdp Reti, che controlla partecipazioni nelle reti energetiche italiane (tra cui Snam, Italgas e Terna), e che vede una quota del 35% detenuta da una controllata della State Grid Corporation of China, con due rappresentanti nel consiglio di amministrazione. Un altro esempio è Ansaldo Energia, tra i maggiori produttori mondiali di centrali elettriche, dove la presenza, seppur residuale, della cinese Shanghai Electric (0,5%) impedisce alla società di partecipare ad alcune gare negli Stati Uniti.
In Italia si contano circa 700 aziende con investitori cinesi, ma l’esecutivo si concentra in particolare su realtà di maggiori dimensioni attive in settori strategici come energia, trasporti, tecnologia e finanza.
Intanto, il ministero degli Esteri cinese ha risposto auspicando che Roma garantisca un ambiente imprenditoriale equo e non discriminatorio, sottolineando che la cooperazione negli investimenti tra Cina e Italia porta benefici reciproci.
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