Roma, 15 ottobre 2025 – Il 93% delle imprese italiane percepisce la pubblica amministrazione (PA) come un ostacolo critico alla loro attività, con un impatto che si traduce in aumento dei costi e rallentamenti nello sviluppo. È quanto emerge dal Rapporto “L’impatto delle criticità della Pubblica Amministrazione sulla competitività e la crescita delle micro, piccole e medie imprese”, realizzato da Conflavoro in collaborazione con la Luiss Business School e presentato oggi a Villa Blanc a Roma. Lo studio ha coinvolto un campione rappresentativo di 650 imprese italiane, con particolare attenzione al settore manifatturiero, costruzioni, commercio, turismo e servizi, e ha analizzato in modo approfondito le difficoltà generate dalla PA sulle imprese di dimensioni minori.
Complessità normativa e inefficienze: i nodi principali

Secondo la ricerca, il problema principale segnalato dalle aziende è l’eccessiva complessità normativa e il continuo mutamento delle leggi, che rendono le procedure pubbliche onerose, lente e spesso incerte. Il 43% delle imprese denuncia una significativa perdita di tempo e un conseguente scoraggiamento imprenditoriale, mentre il 18% evidenzia una riduzione della propensione agli investimenti. Il 25% delle aziende ha addirittura ammesso di limitare la propria crescita per evitare le difficoltà legate alla PA.
Un altro fattore critico è la limitata efficacia delle normative: il 48% degli intervistati attribuisce a una mancata attuazione delle leggi la causa principale dei problemi, mentre il 40% indica come causa anche la presenza di imprese che operano nell’area grigia, generando concorrenza sleale che penalizza chi rispetta le regole. La lunghezza dei processi amministrativi è citata dal 15% delle imprese, mentre il 4% lamenta l’imprevedibilità dei controlli.
Proposte per una PA più efficiente e vicina alle imprese
Il Rapporto sottolinea l’importanza di un vero cambio di paradigma nella gestione delle relazioni tra PA e imprese. Tra le proposte più condivise vi è la necessità di adottare normative differenziate in base alle dimensioni aziendali, riconoscendo le diverse esigenze di micro, piccole e medie imprese rispetto alle grandi aziende. Inoltre, si suggerisce di migliorare la formazione e la responsabilizzazione del personale pubblico, spesso ancora troppo focalizzato sugli aspetti procedurali e giuridici, a scapito delle competenze tecniche e gestionali.
L’uso crescente della digitalizzazione è percepito positivamente dal 39% delle imprese, che ritengono i sistemi digitali della PA efficienti e facilmente utilizzabili. Tuttavia, è ritenuta fondamentale la creazione di indicatori di performance (KPI) basati sul feedback di utenti e cittadini, per monitorare e migliorare l’efficienza degli uffici pubblici.
Infine, si auspica un sistema di controlli più rigoroso per distinguere le imprese virtuose da quelle che non rispettano le normative, accompagnato da forme di premialità per le aziende conformi e da meccanismi di compensazione per quelle maggiormente colpite dagli oneri burocratici.
Il presidente di Conflavoro, Roberto Capobianco, ha evidenziato come sia urgente passare da analisi generiche a interventi concreti per avvicinare la PA al mondo imprenditoriale, con normative chiare e flessibili che incentivino lo sviluppo economico. Matteo Caroli, Associate Dean della Luiss Business School, ha rimarcato la necessità di una semplificazione normativa e di una comunicazione più efficace da parte della PA, così da facilitare il rispetto delle regole e migliorare il rapporto con le imprese.
Fonte: alanews - Conflavoro-Luiss Business School: per il 93% delle imprese italiane PA ha impatto critico






