Rovigo, 27 agosto 2025 – L’estate 2025 si conferma estremamente critica per la diffusione del virus West Nile in Italia, con un bilancio di vittime e casi in aumento, specialmente in Veneto. La prima vittima della regione è stata Adriana Meneghelli, 81 anni, di Castelmassa, deceduta in seguito a complicanze legate alla forma neuroinvasiva del virus. La donna, con patologie pregresse, era stata ricoverata il 22 agosto presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo, dove è morta nel giro di 24 ore.
Diffusione e impatto del virus West Nile in Italia
Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), da inizio anno sono stati confermati almeno 20 decessi correlati al virus West Nile, con oltre 179 casi di infezione. Il virus, appartenente alla famiglia Flaviviridae e al genere Flavivirus, è trasmesso principalmente dalle zanzare del genere Culex, che pungono uccelli vettori e successivamente l’uomo. In Italia il virus è endemico dal 2008, con un sistema di sorveglianza attivo che coinvolge anche i medici veterinari per monitorare casi negli equidi e uccelli.
La diffusione interessa 31 province in 10 regioni italiane, con una concentrazione significativa in Campania (5 decessi), Lazio (9 decessi), Piemonte, Lombardia e Veneto. In Veneto, oltre alla vittima di Castelmassa, si contano finora 39 casi confermati, con 4 nella sola provincia di Rovigo.
Sintomi, diagnosi e prevenzione del virus West Nile
La maggior parte delle infezioni è asintomatica, ma circa il 20% dei casi manifesta sintomi lievi come febbre, mal di testa e nausea. In meno dell’1% delle persone infette si sviluppano forme gravi, con encefalite, paralisi e, nei casi più critici, morte. La forma neuroinvasiva, come quella che ha colpito Adriana Meneghelli, presenta un tasso di letalità stimato intorno al 15%.
La diagnosi si basa su test di laboratorio quali Elisa e Immunofluorescenza per la ricerca di anticorpi IgM su siero e liquido cerebrospinale, con possibili conferme tramite PCR o coltura virale.
Non esistono al momento vaccini approvati per la prevenzione della febbre West Nile. Le strategie di contrasto si concentrano sull’uso di repellenti, abbigliamento protettivo, zanzariere e soprattutto sulla lotta alla proliferazione delle zanzare eliminando ristagni d’acqua.
Azioni di controllo e sorveglianza
In risposta all’emergenza, le autorità sanitarie italiane hanno intensificato le campagne di disinfestazione e sorveglianza entomologica, con interventi mirati in aree a rischio come Umbria, Lazio e Molise. Il Centro Nazionale Sangue assicura la sicurezza delle trasfusioni mediante test genetici sul sangue donato, mentre la Guardia Nazionale Ambientale ha promosso un appello per un piano nazionale di disinfestazione.
Le amministrazioni locali, come quella di Castelmassa, assicurano trattamenti larvicidi nei tombini e fossati pubblici e invitano la popolazione a mantenere alta l’attenzione per evitare ulteriori contagi. Gli esperti raccomandano di consultare tempestivamente il medico al manifestarsi di febbre associata a sintomi neurologici quali rigidità nucale, confusione mentale o tremori.
L’attenzione resta alta anche per altre arbovirosi emergenti, come il virus Chikungunya, che nel Veneto ha registrato 10 casi autoctoni, evidenziando un quadro complessivo di crescente pressione delle malattie trasmesse da zanzare nel territorio nazionale.






