Pisa, 16 settembre 2025 – Una giornata segnata da tensioni e polemiche all’Università di Pisa, dove una lezione del dipartimento di Scienze Politiche è stata interrotta da un gruppo di studenti pro Palestina. L’episodio ha suscitato reazioni forti a livello istituzionale e accademico, con il ministro dell’Università Anna Maria Bernini che ha espresso il proprio dissenso in termini duri e inequivocabili.
Università di Pisa, Blitz in aula e violenze al professore
Questa mattina, nel polo Piagge dell’Università di Pisa, un gruppo di studenti ha fatto irruzione in un’aula durante una lezione del professor Rino Casella, docente associato di diritto comparato. Gli studenti, portando bandiere palestinesi e manifestando la loro solidarietà per la situazione a Gaza City, hanno interrotto la lezione, occupando l’aula e impedendo allo stesso docente di proseguire l’insegnamento. Sui social network degli studenti pro Palestina è stato pubblicato materiale che definisce il professore come “sionista”, sottolineando un clima di forte tensione.
Nel tentativo di opporsi all’interruzione, il professor Casella ha riportato alcune contusioni ed è stato costretto a recarsi al pronto soccorso. Successivamente si è presentato in questura per sporgere denuncia contro i responsabili del blitz.
La risposta del ministro Bernini e le reazioni accademiche
Il ministro Anna Maria Bernini ha condannato con fermezza l’accaduto, definendo quanto avvenuto all’Università di Pisa “intollerabile” e un attacco diretto alla libertà accademica, che rappresenta “il cuore della nostra democrazia”. Bernini ha contattato telefonicamente il rettore dell’Ateneo, Riccardo Zucchi, il professore coinvolto e il prefetto di Pisa, Maria Luisa D’Alessandro, per esprimere la sua vicinanza e chiedere misure a tutela degli ambienti universitari.
Le università, ha sottolineato la ministra, “non sono zone franche dove è consentito interrompere lezioni o aggredire professori”. La sua dichiarazione richiama l’importanza di preservare l’apertura e l’inclusività delle comunità accademiche, senza che siano tollerate forme di intimidazione o violenza.
Anche Azione Universitaria ha preso posizione, definendo il blitz “un atto vergognoso, violento e intimidatorio” che trasforma l’università in un “campo di battaglia”. I rappresentanti del movimento hanno espresso solidarietà al professor Casella, condannando senza appello i metodi adottati dai collettivi di sinistra, accusati di voler imporre le proprie posizioni con la forza anziché il confronto.
Intanto, gli studenti pro Palestina hanno annunciato un corteo cittadino per questa sera alle 20 in piazza XX settembre e uno sciopero generale previsto per il 22 settembre, volto a promuovere la loro causa.
L’episodio all’Università di Pisa riporta in primo piano i delicati equilibri tra libertà di espressione, diritto allo studio e rispetto delle opinioni diverse all’interno delle istituzioni accademiche italiane.
Pisa, parla il docente aggredito: “Contrario alla scelta dell’Ateneo di non restare neutrale”
Parlando con l’Ansa, il professor Casella ha fornito la sua versione dei fatti: “Mi accusano di essere sionista solo perché non mi schiero a favore dei manifestanti pro Palestina e, insieme a un’altra collega, sono stato tra i pochi a oppormi alla decisione dell’Ateneo di non mantenere una posizione neutrale in questa vicenda”.
“Non mi è stato impedito solo di proseguire la lezione – ha spiegato Casella – ma sono stato anche aggredito fisicamente. Ho ricevuto calci e pugni mentre cercavo di proteggere uno studente, preso di mira dai manifestanti, che aveva tentato di strappare loro una bandiera palestinese”.
Casella: “Portare la violenza dentro le aule universitarie è inaccettabile”
Il professor Casella ha presentato denuncia in questura dopo i fatti avvenuti durante la sua lezione. Nella denuncia ha riportato sia l’interruzione del pubblico servizio causata dal blitz all’Università di Pisa, sia l’aggressione subita, testimoniata – ha spiegato – dai lividi e dai segni delle percosse.
Casella ha ringraziato il rettore Riccardo Zucchi per la solidarietà espressa immediatamente, ma ha sottolineato che l’Ateneo di Pisa deve ora affrontare la questione della sicurezza di docenti, personale amministrativo e studenti, che non possono essere esposti alla violenza di chi tenta di imporre le proprie idee con la forza.
Ricostruendo i momenti dell’irruzione, il professore ha raccontato che i manifestanti sono entrati in aula con megafoni e bandiere, salendo sulla cattedra e sottraendogli sia il libro di testo sia un quaderno con in copertina la bandiera statunitense, usato come pretesto per accusarlo di imperialismo. Casella ha precisato che i circa duecento studenti presenti non hanno manifestato sostegno all’azione dei contestatori, rimanendo piuttosto sorpresi dal loro comportamento. Durante gli scontri, uno studente che aveva tentato di strappare una bandiera palestinese ai manifestanti è stato colpito a calci e pugni; il professore, intervenuto per proteggerlo, è rimasto a sua volta ferito.
“Portare la violenza dentro le aule universitarie è inaccettabile, indipendentemente dalla causa che si intende sostenere”, ha commentato Casella. Dopo essere stato medicato al pronto soccorso, i medici hanno certificato per lui una prognosi di sette giorni.






