Un violento scoppio avvenuto questa mattina in una casa colonica di Castel d’Azzano, nel Veronese, ha causato la morte di tre carabinieri e il ferimento di diciassette persone (13 carabinieri, tre poliziotti e un vigile del fuoco). L’edificio, completamente distrutto e divorato dalle fiamme, è crollato in seguito a un’esplosione che, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata provocata da una fuga di gas. L’incidente si è verificato nel corso di un’operazione di sgombero condotta dalle forze dell’ordine.
L’intervento delle forze dell’ordine a Castel D’Azzano
L’operazione a Castel D’Azzano era stata pianificata da giorni dopo numerosi tentativi di liberare l’immobile, occupato da tre fratelli sulla sessantina che avevano più volte minacciato di farsi esplodere in caso di sgombero. Sul posto erano presenti carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco, oltre a personale medico del Suem, pronto a intervenire. Nel momento in cui gli agenti hanno forzato la porta d’ingresso, la casa – già satura di gas fuoriuscito da alcune bombole – è esplosa, travolgendo chi stava tentando di entrare.
Le dinamiche dell’esplosione
Durante l’operazione, alcuni militari si erano calati dal tetto mentre altri tentavano di accedere dall’ingresso principale. L’esplosione è avvenuta proprio all’apertura della porta, investendo in pieno le squadre di intervento. Tre carabinieri sono morti sul colpo e altri tredici tra militari e agenti sono rimasti feriti, alcuni sepolti dalle macerie. La casa è stata immediatamente avvolta dalle fiamme, mentre i soccorritori già presenti hanno prestato i primi aiuti.
I responsabili e i precedenti
I tre fratelli coinvolti – Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi – agricoltori e allevatori del posto, erano già noti alle autorità per episodi simili. Nell’autunno del 2024, in due diverse occasioni, avevano saturato di gas la loro abitazione per impedire l’esecuzione di provvedimenti giudiziari legati a difficoltà economiche e ipotecarie. Anche allora era stato necessario l’intervento di vigili del fuoco e carabinieri per evitare tragedie. Oggi, invece, il peggio si è concretizzato.
Inoltre, un anno fa uno dei tre fratelli si era cosparso di benzina minacciando di darsi fuoco.
Gli arresti e le ricerche a Castel D’Azzano
Dopo l’esplosione a Castel D’Azzano, i tre fratelli hanno tentato di fuggire: la donna, rimasta ustionata, è stata soccorsa e ricoverata, mentre uno dei due uomini è stato fermato nei pressi della stalla dell’abitazione. Il terzo è riuscito inizialmente a dileguarsi attraverso i campi, ma poi è stato rintracciato e fermato dai carabinieri. Si tratta di Franco Ramponi, di 65 anni, sorpreso dai militari del Nucleo investigativo in una campagna di sua proprietà. L’uomo non ha opposto resistenza.
Il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, giunto sul posto, ha parlato di “una tragedia incredibile” e di “comportamenti assurdi”, spiegando che l’intervento era stato predisposto per eseguire un decreto di perquisizione, con l’ipotesi che all’interno fossero presenti anche bottiglie molotov. “Stiamo valutando se effettivamente c’è strage, valuteranno i carabinieri, sicuramente è un omicidio premeditato e volontario. Secondo noi, secondo i carabinieri, non c’è dubbio”, ha aggiunto.
La ricostruzione della vicenda
“Un gesto assolutamente folle”, così il colonnello Claudio Papagno, comandante provinciale dei Carabinieri di Verona, ha descritto l’esplosione avvenuta nella notte a Castel d’Azzano, dove tre militari hanno perso la vita. L’esplosione è stata provocata dalla deflagrazione di una bombola di gas, innescata intenzionalmente da una delle occupanti dell’abitazione.
Secondo Papagno, Maria Luisa Ramponi ha acceso la bombola con un accendino mentre i carabinieri stavano salendo le scale per eseguire un decreto di perquisizione disposto dall’autorità giudiziaria. “Nessuno poteva aspettarsi un gesto di tale follia”, ha aggiunto il comandante, sottolineando che i militari avevano già rilevato, tramite droni, la presenza di bottiglie molotov sul tetto, indice del concreto rischio di armi ed esplosivi all’interno dell’abitazione.
Al momento dell’esplosione, all’interno della casa era presente solo Maria Luisa Ramponi, attualmente ricoverata in ospedale. I due fratelli, Dino e Franco Ramponi, erano nel cortile e, alla vista dei carabinieri, hanno cercato di fuggire. Dino è stato catturato poco dopo, mentre Franco è stato arrestato in mattinata. Tutti e tre i fratelli sono ora in stato di fermo, mentre la loro posizione resta al vaglio dell’autorità giudiziaria.
Aggiornamento sui ricoveri negli ospedali di Verona
Al polo ospedaliero di Borgo Trento, secondo quanto riferito dal direttore del Pronto soccorso Ciro Paolillo, sono stati accolti nove pazienti. Tre di questi sono stati ricoverati in terapia intensiva al Centro ustionati, mentre gli altri sei hanno ricevuto cure per ustioni al volto e al collo, oltre a contusioni varie. Questi ultimi sono stati dimessi in mattinata, con prognosi comprese tra i 21 e i 30 giorni.
All’ospedale di Borgo Roma, otto pazienti hanno invece fatto ingresso in pronto soccorso con lesioni lievi e contusioni. Anche in questo caso, tutti sono stati dimessi nel corso della mattinata.
Tra i tre pazienti ricoverati in terapia intensiva a Borgo Trento, due risultano intubati e sono sotto stretto controllo dei medici di Chirurgia plastica e della Rianimazione. La prognosi per questi casi resta ancora riservata.
Le parole delle istituzioni sulla tragedia di Castel D’Azzano
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito “terribile” il bilancio dell’operazione a Castel D’Azzano, sottolineando che l’esplosione è avvenuta subito dopo l’ingresso forzato degli agenti, quando si era già percepito l’odore di gas. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso cordoglio per la morte dei tre militari, identificati come il luogotenente carica speciale Marco Piffari, il carabiniere scelto Davide Bernardello e il brigadiere capo qualifica speciale Valerio Daprà. “Hanno sacrificato la propria vita – ha dichiarato – compiendo fino all’ultimo il loro dovere al servizio del Paese”.
Il cordoglio dell’Arma
Le vittime dell’esplosione a Castel D’Azzano prestavano servizio tra Padova e Mestre. In una nota, il sindacato SIM Carabinieri ha espresso “profonda commozione” per la perdita di tre colleghi “stimati e amati dalle comunità in cui operavano”, sottolineando come avessero “onorato l’uniforme con dedizione e altruismo fino all’estremo sacrificio”. L’organizzazione si è detta vicina alle famiglie dei militari caduti e ai colleghi feriti, mentre i soccorritori continuano a lavorare tra le macerie del casolare distrutto.
Il Consiglio dei Ministri, riunitosi oggi, ha osservato un minuto di silenzio in memoria dei tre Carabinieri tragicamente deceduti nell’esplosione verificatasi a Castel D’Azzano. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha inoltre annunciato la proclamazione del lutto nazionale per le giornate di oggi e per il giorno delle esequie, che saranno celebrate con funerali di Stato.
Rivenute bombole di gas e molotov nella casa esplosa a Castel D’Azzano
Nella casa colonica esplosa a Castel d’Azzano, i vigili del fuoco hanno rinvenuto diverse bombole di gas e i resti di alcune molotov. Cinque bombole, collocate in varie stanze dell’abitazione, sono state recuperate e accatastate nel cortile.
Secondo le prime ricostruzioni, l’esplosione sarebbe stata provocata dal gas liberato intenzionalmente da più bombole, il che spiegherebbe la violenza della deflagrazione che ha raso al suolo l’edificio. A innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si trovavano in una sorta di cantina — e non in una stalla, come ipotizzato inizialmente. Tutti e tre si erano barricati all’interno prima dell’esplosione.
Le parole di Meloni
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso “profondo dolore” per quanto avvenuto a Castel D’Azzano.
In una nota ufficiale, la premier ha trasmesso le condoglianze proprie e del governo ai familiari delle vittime, manifestando “vicinanza commossa all’Arma dei Carabinieri”, sentimento che – ha fatto sapere – ha voluto personalmente ribadire in una telefonata al comandante generale, Salvatore Luongo.
Meloni ha rivolto anche un pensiero ai feriti, augurando loro una pronta guarigione, e ha ringraziato il personale sanitario e tutti coloro che sono intervenuti “con tempestività e professionalità” nelle operazioni di soccorso.
La premier ha infine sottolineato come questa tragedia rappresenti “un doloroso richiamo al valore e al sacrificio quotidiano di chi serve lo Stato e i suoi cittadini”, ribadendo di seguire “con partecipazione e dolore” l’evolversi della vicenda.
Il cordoglio di Mattarella per gli eventi di Castel D’Azzano
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso “sconcerto e profondo dolore” per la morte dei tre carabinieri. In un messaggio indirizzato al comandante generale dell’Arma, Salvatore Luongo, il capo dello Stato ha voluto rendere omaggio ai tre militari caduti, esprimendo “solidale vicinanza all’Arma” e ai loro familiari.
Mattarella ha inoltre rivolto “sentimenti di partecipe cordoglio” alle famiglie delle vittime e formulato “l’augurio di pronta guarigione” per tutti gli operatori feriti, sottolineando la gravità e la drammaticità dell’accaduto.
Castel D’Azzano, Zaia: “L’intervento era classificato come ad alto rischio”
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha ricostruito le fasi della tragica esplosione avvenuta alle 3.05 a Castel d’Azzano.
Zaia ha spiegato che l’intervento era stato classificato come “ad alto rischio” e pianificato nei dettagli dalla Questura di Verona insieme ai Carabinieri. Fin dalle prime ore della notte, il sistema sanitario regionale aveva predisposto un presidio preventivo sul posto: un’automedica, un’ambulanza medicalizzata e una base operativa del Suem 118 dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, tutte posizionate a distanza di sicurezza ma pronte a intervenire.
Zaia ha poi annunciato il lutto regionale. Un’ulteriore giornata di lutto è prevista nella giornata in cui si svolgeranno i funerali dei militari. Zaia ha dato disposizione di esporre bandiere a mezz’asta in tutte le sedi istituzionali della Regione, agli uffici e alle scuole.
L’attivazione del piano di maxi emergenza
Dopo l’esplosione, è stato immediatamente attivato il piano di maxi emergenza, con l’invio di ulteriori mezzi di soccorso: un centro mobile di coordinamento, una seconda automedica, quattro ambulanze aggiuntive e tre ambulanze medicalizzate. Grazie a questo dispositivo, i feriti sono stati soccorsi tempestivamente e trasportati negli ospedali Borgo Roma, Borgo Trento, Villafranca e Negrar, a seconda della gravità delle condizioni.
Il bilancio dei feriti e il ringraziamento ai soccorritori
Secondo gli aggiornamenti forniti da Zaia, i feriti comprendono tre in codice rosso, tre in codice giallo e diversi in codice verde. Tutti sono seguiti dalle équipe mediche della Regione. Il presidente ha ringraziato il personale sanitario per la professionalità e la rapidità dimostrate in un contesto estremamente difficile, sottolineando che “la macchina dei soccorsi ha funzionato in modo impeccabile”.
Cordoglio e vicinanza alle vittime
Zaia ha concluso esprimendo cordoglio e commozione per la perdita dei tre militari, definendoli “eroi in divisa che hanno pagato un prezzo altissimo per il loro servizio”. Il suo pensiero, ha aggiunto, “va anche alle famiglie, colpite nel modo più duro da questa tragedia”.
Piantedosi: “Esplosione causata da gas saturato, innesco volontario”
“Da quanto emerge, la tragedia è stata causata dalla saturazione del gas, posta volontariamente dalla donna presente nella casa, e dall’innesco attivato da lei stessa. All’interno erano presenti anche delle molotov, ma non è chiaro se abbiano effettivamente contribuito alla deflagrazione”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso di un punto stampa dopo aver visitato il comando generale dei Carabinieri a Roma.
Il ministro ha definito quanto accaduto “una grande tragedia” e ha espresso vicinanza all’Arma dei Carabinieri. “Si è trattato di un’operazione pianificata nei minimi dettagli, eppure era inimmaginabile affrontare un livello di aggressività di questo tipo, che ha portato alla morte di tre carabinieri”. Piantedosi ha sottolineato il rischio elevato dell’intervento, “preparato però con grande professionalità”, e ha invitato a riflettere sul lavoro delle forze di polizia, spesso sottovalutato.
Un atto proditorio e quasi premeditato
Sull’esplosione nel veronese, il ministro ha aggiunto che si trattava di un provvedimento di sgombero già tentato in passato e che le autorità erano consapevoli della resistenza opposta dagli occupanti. “Sembra che ci fosse stata anche una mediazione da parte dei carabinieri, con contatti che lasciavano sperare in una risoluzione pacifica. Tuttavia, si è trattato di un atto proditorio, quasi premeditato”, ha concluso Piantedosi.
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