Torino, 28 novembre 2025 – Nel pomeriggio di venerdì, la sede del quotidiano La Stampa a Torino è stata teatro di un grave episodio di vandalismo ad opera di un gruppo di circa venti manifestanti. Il gesto è avvenuto durante una giornata di sciopero generale, quando l’edificio era vuoto. I manifestanti, entrati da un accesso secondario in via Ernesto Lugaro, hanno imbrattato muri con vernice spray e gettato secchi di letame nel cortile esterno, danneggiando parte della redazione.
Il contesto dell’irruzione nella sede de La Stampa
Il gruppo, originatosi da un corteo in difesa di Mohamed Shahin, imam egiziano di 47 anni della moschea del quartiere San Salvario, si è staccato dalla manifestazione principale. Shahin è detenuto dal 24 novembre nel Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) di Caltanissetta, in attesa di espulsione dall’Italia per decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il provvedimento amministrativo è stato motivato da un presunto coinvolgimento di Shahin in ambienti dell’Islam radicale e dalla sua posizione controversa, avendo in passato definito l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 un atto di resistenza, dichiarazioni poi in parte ritrattate.
Le contestazioni verso La Stampa, che secondo alcuni collettivi studenteschi avrebbe pubblicato articoli critici nei confronti dell’imam, sono state espresse anche in un video diffuso su Instagram. L’episodio ha suscitato la ferma condanna delle autorità locali: il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, e il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, hanno definito “inaccettabile” l’intrusione e i danni arrecati alla redazione.
Le implicazioni legali e politiche del caso Shahin
La Corte d’appello di Torino ha confermato il trattenimento di Shahin nel CPR, nonostante le denunce dei suoi legali che sostengono l’assenza di motivazioni adeguate e denunciano il rischio concreto per la vita dell’imam in caso di rimpatrio in Egitto, dove potrebbe essere sottoposto a tortura. Shahin, che da 21 anni vive in Italia, aveva presentato richiesta di asilo politico, ancora in attesa di valutazione.
Il caso ha acceso un acceso dibattito politico e sociale in città, con manifestazioni di solidarietà e accuse di discriminazione e islamofobia rivolte alle istituzioni. Da una parte, esponenti della sinistra locale evidenziano il rischio di violazione dei diritti umani e la natura politica del provvedimento; dall’altra, rappresentanti di destra hanno sostenuto l’azione del governo in nome della sicurezza nazionale.






