Nell’era dei social e delle identità digitali, fingere di essere qualcun altro è diventato incredibilmente semplice. Quello che può sembrare un gioco, però, rappresenta un vero reato: la sostituzione di persona. La norma che lo disciplina, l’articolo 494 del codice penale, tutela non solo la fiducia collettiva, ma anche i singoli cittadini che possono ritrovarsi vittime di inganni più o meno gravi.
Quando si configura il reato di sostituzione di persona?
La sostituzione di persona rientra tra le falsità personali e si verifica quando qualcuno induce un’altra persona in errore assumendo un’identità diversa dalla propria o attribuendo a sé o ad altri dati falsi. Può trattarsi dell’uso di un nome inventato, di una condizione civile non veritiera o di una qualità alla quale la legge riconosce effetti specifici, come l’età legale. L’elemento centrale è il dolo: l’obiettivo di ottenere un vantaggio o causare un danno, anche se non necessariamente di tipo economico.
La condotta è punibile anche quando l’inganno non raggiunge il suo scopo, perché la legge considera rilevante anche il semplice tentativo di trarre in errore un pubblico indistinto. Proprio questo aspetto spiega perché internet e i social network siano diventati terreno fertile per il reato.
Il ruolo della fede pubblica
Al centro della norma c’è il concetto di fede pubblica, cioè la fiducia che la collettività ripone nell’autenticità dell’identità delle persone con cui interagisce. Quando qualcuno si appropria di un’identità altrui o ne costruisce una fittizia, mette a rischio questa fiducia generalizzata. Per questo motivo la legge distingue chiaramente tra il reato penale e le semplici controversie di natura civile.
Il web e i servizi digitali mostrano ogni giorno quanto sia facile creare profili falsi o utilizzare dati rubati: dal phishing ai profili fake, dalle frodi sui servizi di car sharing fino alle richieste di finanziamenti con documenti fasulli.
Esempi concreti di sostituzione di persona
La giurisprudenza ha offerto negli anni vari casi emblematici. Nel 2016 la Corte di Cassazione ha condannato un uomo che aveva nascosto il proprio stato civile per portare avanti una relazione parallela, arrivando persino a partecipare a un corso prematrimoniale per rendere più credibile la sua falsa identità.
Anche fingere di essere single sui social quando non lo si è, oppure utilizzare fotografie di un’altra persona per costruire un profilo online, rientra nella fattispecie del reato. Lo stesso vale per chi crea un indirizzo email attribuendosi dati non propri: una sentenza del 2007 ha stabilito che usare generalità altrui in rete con l’intenzione di danneggiare qualcuno costituisce pienamente sostituzione di persona.

Il reato può realizzarsi anche quando ci si finge maggiorenni per accedere a servizi o sottoscrivere un contratto. Non è invece punibile la semplice millanteria di un minorenne che dichiara di essere più grande senza che ciò produca effetti giuridici concreti.
Protezione dei dati personali e diritti dell’interessato
Il tema della sostituzione di persona si lega inevitabilmente alla tutela dei dati personali, regolata dalla legge 196/2003. Chi tratta informazioni individuali deve comunicare all’interessato i suoi diritti, tra cui la possibilità di richiedere cancellazione, rettifica, aggiornamento o integrazione dei dati. Un uso improprio delle informazioni, infatti, può favorire proprio la creazione di identità fittizie o l’appropriazione di quelle reali.
Relazione con altri reati e pene previste
La sostituzione di persona può coesistere con la truffa quando, oltre alla violazione della fede pubblica, si crea anche un danno patrimoniale. Il processo si svolge davanti al Tribunale monocratico e il delitto è procedibile d’ufficio. Non sono previste misure cautelari personali né arresto in flagranza.
La pena stabilita è la reclusione fino a un anno. La vittima, individuata come soggetto direttamente leso dalla condotta, può opporsi all’archiviazione nel caso in cui ritenga che le indagini debbano proseguire.
Una tutela per il singolo e per la collettività
Il legislatore ha costruito questa norma per proteggere elementi essenziali dell’identità personale e per impedire che qualcuno, attribuendosi qualità non proprie, influenzi rapporti giuridici o danneggi altri individui. In rete, dove le identità si creano in pochi istanti, la sostituzione di persona rappresenta un rischio reale e sempre più frequente. Conoscere le regole è quindi il primo passo per difendersi e per agire con consapevolezza.






