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Sindacati proclamano sciopero a oltranza contro il piano del governo per l’ex Ilva

Lavoratori in mobilitazione a Taranto e Genova chiedono il ritiro del piano governativo per l’ex Ilva, garanzie su occupazione, sicurezza e investimenti al Nord

by Alessandro Bolzani
2 Dicembre 2025
Corteo dei lavoratori dell'ex Ilva di Genova Cornigliano

Corteo dei lavoratori dell'ex Ilva di Genova Cornigliano | ANSA/LUCA ZENNARO - Alanews.it

Taranto, 2 dicembre 2025 – È iniziato oggi alle ore 12 lo sciopero a oltranza proclamato dalle sigle sindacali Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto contro il piano presentato dal governo per l’ex Ilva, uno dei maggiori complessi industriali siderurgici d’Europa. Lo stop del lavoro, che durerà fino a nuova comunicazione, è una forte protesta che mira a ottenere un incontro urgente a Palazzo Chigi per aprire un tavolo unico di confronto. L’obiettivo è il ritiro del piano governativo e l’avvio di un dialogo serio e costruttivo sui temi cruciali del lavoro, della sicurezza e del futuro dei dipendenti.

Lo sciopero è definito dai sindacati un momento fondamentale per difendere i diritti di tutti i lavoratori e per garantire loro stabilità e dignità, in un contesto di grande tensione che coinvolge anche gli stabilimenti del Nord.

Tensioni e occupazioni nello stabilimento di Genova dell’ex Ilva

Nel frattempo, a Genova, la situazione resta critica. I lavoratori dell’ex Ilva, dopo un breve sciopero e un’assemblea durata pochi minuti, hanno deciso di occupare lo stabilimento di Cornigliano e di muoversi in corteo verso la stazione ferroviaria di Genova Cornigliano, dove hanno allestito un presidio a oltranza. La protesta nasce dalla preoccupazione per il blocco degli impianti del Nord e per il piano che, secondo i sindacati, prevede un aumento della cassa integrazione straordinaria fino a 6mila unità, con la conseguente perdita di circa mille posti di lavoro solo a Genova.

Tuttavia, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia hanno smentito le voci sull’aumento della cassa integrazione, precisando che il numero degli addetti coinvolti rimane fissato a 4.450. I 1.550 lavoratori aggiuntivi menzionati saranno invece coinvolti in un programma di formazione e riqualificazione durante le manutenzioni degli impianti, con almeno 60 giorni di attività formativa per ciascuno, per un totale di 93mila ore, su tutto il comparto aziendale. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ribadito che non è previsto alcun incremento della cassa integrazione, sottolineando invece un significativo investimento sulla formazione per preparare i lavoratori alle nuove tecnologie green.

Le richieste di un piano industriale dedicato

A Genova e in altre sedi del Nord, si registra però una crescente preoccupazione per il futuro degli stabilimenti. Il presidente di Federmanager Liguria, Luca Barigione, ha espresso apprezzamento per lo sforzo del governo e dei commissari nel ridistribuire i volumi produttivi per tutelare gli impianti del Nord in questa fase transitoria. Tuttavia, ha evidenziato i limiti strutturali del modello attuale, troppo incentrato su Taranto, che condiziona la vita di siti con mercati propri e ad alto valore aggiunto, come Genova, Novi Ligure, Racconigi e Marghera.

Barigione ha sottolineato che il piano industriale del Ministero delle Imprese chiarisce come l’Area Nord sia in grado di produrre a regime circa 2 milioni di tonnellate all’anno, destinate a mercati strategici come il packaging alimentare, l’automotive, gli elettrodomestici e le costruzioni. In particolare, il segmento dello zincato tra Genova e Novi supera 1 milione di tonnellate annue, mentre la banda stagnata e cromata di Cornigliano copre una quota essenziale del mercato del packaging agroalimentare italiano.

Per questo motivo, secondo Federmanager, è necessario un piano industriale specifico e stabile per il Nord, con dati condivisi su volumi, investimenti e filiere, per valorizzare le competenze industriali presenti e garantire continuità produttiva anche nei momenti di criticità di Taranto.

La richiesta di risposte urgenti da Palazzo Chigi

Michele De Palma, segretario generale della Fiom Cgil, ha rilanciato da Reggio Emilia la necessità che Palazzo Chigi dia risposte immediate ai lavoratori dell’ex Ilva, sia quelli in occupazione a Genova sia quelli in mobilitazione a Novi Ligure e Racconigi. De Palma ha definito inaccettabile il piano che prevede la chiusura dell’ex Ilva e ha ribadito che i lavoratori non chiedono la cassa integrazione, bensì un piano per il lavoro.

Parallelamente, a Genova si attende per venerdì un nuovo incontro tra il ministro Urso, sindacati e enti locali per discutere delle 200 mila tonnellate di zincato da destinare allo stabilimento ligure, con l’obiettivo di salvaguardare la produzione e i posti di lavoro.

Il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, ha dichiarato che se entro la scadenza della gara del 28 febbraio non emergerà un compratore, si chiederà al governo di procedere a una parziale o totale nazionalizzazione dell’azienda. La sindaca di Genova, Silvia Salis, ha sottolineato l’urgenza di conoscere la strategia del governo, evidenziando che la ripetuta dilazione dei tempi rischia di compromettere il futuro di migliaia di famiglie e di uno degli ultimi poli industriali strategici rimasti nel Paese.

Per approfondire: Dall’Italsider ad Acciaierie d’Italia: l’ascesa e il declino dell’Ilva

Tags: Ex Ilva

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