Un attentato dinamitardo ha colpito Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report. L’ordigno, collocato da ignoti sotto casa sua, ha distrutto la sua automobile e quella della figlia. “È un salto di qualità preoccupante – ha spiegato Ranucci – perché proprio davanti casa, dove l’anno scorso erano stati trovati dei proiettili”. Il giornalista vive da anni sotto protezione, ma la gravità dell’episodio ha spinto il ministro dell’Interno ad annunciare un ulteriore rafforzamento delle misure di sicurezza.
L’attacco è avvenuto nello stesso luogo in cui, nell’estate precedente, erano stati rinvenuti due proiettili calibro P38. Un segnale chiaro, secondo gli investigatori, della continuità tra i vari atti intimidatori subiti dal giornalista nel corso del tempo.
Minacce e intimidazioni senza sosta a Sigfrido Ranucci
Sigfrido Ranucci è da tempo nel mirino di ambienti criminali e di poteri oscuri toccati dalle sue inchieste. “C’è una lista infinita di minacce, di varia natura, che ho ricevuto e di cui ho sempre informato l’autorità giudiziaria” ha dichiarato dopo aver sporto denuncia per l’attentato. “Non ne ho mai parlato pubblicamente per tutelare le persone a me care”.
Le intimidazioni subite nel corso degli anni sono state numerose: lettere minatorie, pacchi con polvere da sparo, bossoli lasciati in redazione e sotto casa, messaggi anonimi di odio e di morte. Le minacce sono arrivate dopo servizi dedicati a diversi temi: dalla criminalità organizzata ai conflitti internazionali, fino a inchieste su politica e corruzione.

Una scorta attiva dal 2009
Ranucci è sotto protezione dal 2009, quando aveva realizzato un’inchiesta in Sicilia su una cava di sabbia gestita da un clan catanese. “La famiglia Ercolano aveva chiesto a un soggetto pericoloso di tenermi d’occhio” raccontò all’epoca il giornalista. Da allora, la vigilanza su di lui è stata costante e progressivamente rafforzata.
Nel 2014 arrivarono nuove minacce di morte legate alle sue indagini sulla mafia. Poi, nel 2021, la scoperta di un piano di omicidio lo costrinse a vivere sotto scorta permanente, 24 ore su 24. “Un uomo del narcotraffico, legato ai cartelli di Pablo Escobar, avrebbe assoldato due killer per uccidermi – rivelò Ranucci – in collegamento con alcune famiglie della ‘ndrangheta e della destra eversiva.”
Dalle inchieste ai nuovi attacchi
L’attacco più recente arriva a pochi giorni dal ritorno in onda di Report con una nuova stagione di inchieste. I servizi spazieranno dai finanziamenti pubblici nella ricerca e nella cultura al settore dell’energia eolica, fino alle banche e alla sanità.
Non è la prima volta che il giornalista e la redazione vengono colpiti alla vigilia di nuove puntate. A novembre 2024, dopo un servizio sul conflitto israelo-palestinese, erano arrivati messaggi di odio che invocavano “un’azione come quella di Charlie Hebdo”.
“Più si alzava il livello delle inchieste, più si alzava il livello degli attacchi”
“È dal 2000 che convivo con gli attacchi alle mie inchieste” ha ricordato Sigfrido Ranucci, commentando la lunga scia di intimidazioni. “Più si alzava il livello delle inchieste, più si alzava il livello degli attacchi”.
Oggi, dopo l’ennesima esplosione sotto casa, il giornalista simbolo del giornalismo investigativo italiano si ritrova ancora una volta a vivere sotto protezione, ma senza arretrare nel suo lavoro. La risposta dello Stato è arrivata con l’annuncio del Viminale: “Ogni misura di sicurezza a tutela di Sigfrido Ranucci sarà rafforzata al massimo livello”.




