Ancora oggi, nel 2025, essere donna e lavorare nei campi significa confrontarsi con pregiudizi radicati e discriminazioni quotidiane. Francesca Ottelli, imprenditrice agricola bergamasca, racconta su Instagram le difficoltà di gestire la propria azienda tra commenti paternalistici e ostacoli culturali: “Ancora oggi i fornitori chiedono di parlare con mio marito o con mio padre perché una donna non capisce niente”. La testimonianza di Ottelli ha raccolto numerosi commenti di solidarietà, evidenziando quanto la mentalità del settore primario resti ancorata a schemi del passato.
Il riconoscimento delle competenze femminili in agricoltura
Nonostante segua personalmente tutte le attività dell’azienda, dalle nascite in stalla alla gestione dei terreni e delle scorte, Ottelli denuncia di essere stata spesso percepita come una semplice “agri-influencer mantenuta” quando ha cominciato a raccontare il suo lavoro sui social.
Visualizza questo post su Instagram
La sua esperienza riflette un problema più ampio: la professionalità e la competenza delle donne agricole vengono ancora troppe volte messe in discussione solo per il loro genere.
La presenza femminile nell’agricoltura
Secondo il Settimo Censimento Generale dell’Agricoltura del 2025, solo il 31,5% delle aziende italiane è condotto da donne. Nel comparto agrituristico la percentuale sale al 34%, segnalando una maggiore apertura all’innovazione e alla diversificazione nelle mani delle imprenditrici. Tuttavia, la crescita numerica non basta a scalfire i pregiudizi di genere. Dalle apicoltrici alle lavoratrici delle malghe, molte donne raccontano di dover dimostrare costantemente le proprie capacità, di essere scavalcate o di subire commenti paternalistici, soprattutto nella gestione di macchinari e coltivazioni.
Donne come motore di innovazione
Nonostante gli ostacoli, le donne stanno guidando alcune delle trasformazioni più rilevanti dell’agricoltura italiana: produzioni biologiche, agriturismo, social farming e agricoltura di precisione trovano spesso nelle imprenditrici le prime promotrici. Ottelli sottolinea come sottovalutare le competenze femminili significhi sprecare talenti e opportunità: “Quanta competenza ignorata, quanti talenti persi pur di non ammettere che per una volta, in certi casi, noi donne siamo più brave di loro”.
Verso un’agricoltura più inclusiva
L’esperienza di Ottelli dimostra che l’agricoltura italiana ha bisogno di valorizzare tutte le energie disponibili, senza distinzione di genere. Finché i fornitori continueranno a ignorare la padrona di casa davanti a loro, il settore continuerà a perdere competitività e potenziale. Il riconoscimento delle capacità femminili non è solo una questione di giustizia sociale, ma un elemento cruciale per il futuro dell’intero comparto agricolo.






