Milano, 22 dicembre 2025 – Andrea Sempio è stato tra gli ospiti di 10 Minuti, il programma condotto da Alessandro Sallusti. Nel corso dell’intervista, il giovane – coinvolto come indagato nel caso Chiara Poggi – ripercorre alcuni passaggi della vicenda, soffermandosi sulle conseguenze personali e sulle riflessioni nate da una situazione che definisce complessa e dolorosa.

Il caso e la vita privata di Sempio sotto i riflettori
Sempio ribadisce con fermezza la propria estraneità ai fatti: «Non sono stato io a uccidere Chiara Poggi». Aggiunge poi che l’ipotesi di un’eventuale innocenza di Alberto Stasi lo porta a interrogarsi profondamente: «Pensare che qualcuno possa essere in carcere senza colpa fa nascere domande inevitabili, come: “E se succedesse a me?”». Parlando della sfera familiare, sottolinea un forte legame con i suoi cari, spiegando che la vicenda ha colpito tutti, seppur in modo diverso, e che cerca di vivere il periodo natalizio insieme a loro nonostante le difficoltà emotive. Quanto ai rapporti con Marco Poggi, fratello di Chiara, afferma che l’amicizia è rimasta, anche se i contatti sono meno frequenti, mentre precisa di non aver avuto rapporti diretti con i genitori della vittima. Rispetto alle critiche sul suo atteggiamento e alla curiosità sulla sua vita sentimentale, chiarisce di aver sempre tutelato la propria riservatezza: si definisce amato ma non fidanzato e ribadisce la volontà di non coinvolgere altre persone per contrastare l’immagine costruita dai media.
Diari, riflessioni interiori e spiritualità
Nel corso della trasmissione, Sempio interviene anche su alcune intercettazioni recenti, spiegando che il riferimento alla cosiddetta “teoria del maschio alfa” era ironico e mirava a sottolinearne l’infondatezza, senza alcuna intenzione di sminuire le donne. Rispondendo a Sallusti sul motivo che lo spinge a mettere per iscritto pensieri ed emozioni, racconta di aver sempre tenuto diari: alcuni come semplice cronaca quotidiana, altri come spazio di sfogo e riflessione personale. Scrivere, dice, è un modo per elaborare soprattutto le emozioni negative, paragonabile a una sorta di dialogo interiore o a una seduta di autoanalisi. Le frasi più forti contenute nei suoi appunti, precisa, non si riferiscono a reati, ma a momenti di confusione, pentimento o vergogna vissuti soggettivamente. Tornando sul tema di Alberto Stasi, chiarisce che non si tratta di un pensiero fisso su di lui, ma della paura di poter vivere una situazione analoga, data la propria condizione attuale. In chiusura, Sempio parla della sua dimensione interiore: pur dichiarandosi non credente e distante dalle religioni istituzionali, afferma di percepire comunque una forma di spiritualità e l’esistenza di qualcosa di più grande.






