Roma, 3 settembre 2025 – Il nuovo esame di maturità proposto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito ha acceso un acceso dibattito tra i dirigenti scolastici e gli studenti. Da un lato, i presidi esprimono soddisfazione, ritenendo le modifiche coerenti con il percorso formativo degli ultimi anni; dall’altro, la Rete degli Studenti Medi annuncia una mobilitazione contro le novità, giudicate non rappresentative delle loro esigenze.
La posizione dei presidi: un esame di maturità in linea con il percorso formativo
Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) del Lazio e dirigente scolastico dell’I.T.I.S. “G. Galilei” di Roma, ha sottolineato all’ANSA che la riforma della maturità riflette un approfondimento delle competenze acquisite dagli studenti nel corso degli anni scolastici. “Si tratta di un approfondimento dei livelli raggiunti, delle competenze, delle capacità di muoversi tra le discipline, mostrando la vera maturità che ci si aspetta al termine del percorso scolastico”, ha dichiarato.
Costarelli ha inoltre evidenziato l’importanza dell’obbligatorietà dell’esame orale, considerandolo una prova articolata che deve essere svolta in modo completo: “L’espressione di posizioni diverse è possibile in altri momenti, come nelle consulte o nelle scuole, ma l’esame deve essere svolto nella sua interezza”.
La protesta degli studenti: mobilitazione contro il modello di scuola
La Rete degli Studenti Medi del Lazio, rappresentata da Bianca Piergentili, neo coordinatrice eletta al VI Congresso regionale, ha invece espresso forte critica verso la proposta ministeriale. Piergentili ha denunciato che il ministro non ha ascoltato le istanze studentesche, definendo le modifiche “ideologiche” e non rispondenti alle reali esigenze della comunità studentesca.
Tra le principali criticità segnalate c’è il ritorno all’utilizzo del termine “maturità” e la previsione della bocciatura immediata in caso di “scena muta” all’esame orale. Il sindacato studentesco ha annunciato una mobilitazione contro il ministro Valditara e il suo modello di scuola, definito “autoritaria” e “repressiva”, che ignora le necessità degli studenti.






