È partito nel cuore della capitale il corteo studentesco in occasione del No Meloni Day, una mobilitazione nazionale che vede migliaia di giovani scendere in piazza contro le politiche del governo guidato da Giorgia Meloni. Gli studenti sono partiti da Piazzale Ostiense, accompagnati dal suono delle sirene, diretti verso il Ministero dell’Istruzione e del Merito in viale di Trastevere, per manifestare contro le scelte governative in ambito scolastico e sociale.
No Meloni Day: la protesta e gli slogan degli studenti
Il corteo si è animato fin da subito con striscioni e cartelli che richiamano slogan come “Soldi alla scuola e non alla guerra” e “Bruciamo il fascismo, cacciamo il governo“. Alcuni manifestanti hanno acceso fumogeni e bruciato cartelli raffiguranti svastiche e immagini delle recenti aggressioni da parte di gruppi di estrema destra nelle scuole durante le occupazioni. Tra i simboli più visibili, spiccano le maschere con il volto della premier Giorgia Meloni, che portano una croce rossa sulla bocca e un fez fascista sul capo, con il logo di Fratelli d’Italia trasformato in “Fratelli d’Israele”.
In testa al corteo, il “lenzuolo” verde di Fridays for Future con la scritta “Giustizia climatica ora! Contro il governo del riarmo“ indica anche una forte presenza di attivisti per il clima. Tra le bandiere sventolate, oltre a quelle delle organizzazioni studentesche, sono apparse quelle della Palestina, simbolo del sostegno alla causa palestinese, tema centrale nelle proteste di questi giorni.
Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, ha dichiarato: “Non pensiamo che la priorità degli studenti sia vietare il telefonino in classe, ma investire in edilizia scolastica per garantire scuole sicure, aumentare il diritto allo studio e ripensare la didattica con un approccio più dialogico e meno punitivo“.
Le tensioni in altre città e il contesto nazionale
Il No Meloni Day si è svolto in contemporanea in oltre cinquanta piazze italiane, tra cui Torino, Milano, Napoli, Padova e Genova. A Torino, però, le manifestazioni hanno registrato tensioni con la polizia e alcuni episodi di violenza, con lancio di uova e lanci di oggetti, risposte con manganellate e uso di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Un ordigno artigianale ha causato esalazioni urticanti che hanno richiesto cure mediche per alcuni agenti.
In diverse città, come Napoli e Perugia, le proteste si sono svolte in maniera pacifica, con numerose adesioni anche di docenti, genitori e lavoratori solidali con le rivendicazioni studentesche. Tra le richieste principali, la fine della cosiddetta “finanziaria di guerra” e un investimento minimo di 20 miliardi per università e ricerca.
Gli studenti hanno inoltre denunciato l’aumento dei costi per l’istruzione e la situazione critica delle scuole, con aule sovraffollate e strutture inadeguate, mentre il governo continua a destinare fondi alle spese militari. I manifestanti hanno espresso la loro contrarietà alla bozza di riforma universitaria e alle modifiche previste per la scuola, che definiscono un’ulteriore stretta repressiva e aziendalizzazione del sistema educativo.
Il corteo a Roma si è concluso davanti al Ministero dell’Istruzione, dove sono stati affissi striscioni e bandiere palestinesi sui muri, mentre quattro manifestanti si sono simbolicamente ammanettati davanti alla polizia, con bandane rosse e scritte contro il ddl sicurezza.
La giornata di mobilitazione si inserisce in un quadro nazionale di crescente tensione sociale, con altri scioperi e manifestazioni previste nelle prossime settimane, promosse da sindacati e movimenti studenteschi in opposizione alle politiche del governo.






