Ha un volto e un nome il principale sospettato del duplice omicidio avvenuto a Roma, nel cuore verde di Villa Pamphili. Si chiama Rexal Ford, ha 46 anni, è un cittadino statunitense ed è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso una donna di circa trent’anni e una bambina di sei-otto mesi, della quale ha affermato di essere il padre. I corpi delle due vittime erano stati trovati sabato scorso, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, all’interno del parco romano. La procura di Roma lo accusa di omicidio e soppressione di cadavere. L’uomo è stato individuato ed arrestato in Grecia, nell’isola egea di Skiathos, grazie al tracciamento del suo cellulare.
L’identificazione: da corpi senza nome a un sospettato concreto
Per giorni, la vicenda è stata avvolta dal mistero. I corpi della donna e della bambina erano rimasti senza identità, così come sconosciuto era rimasto l’uomo che, secondo alcune segnalazioni, si aggirava nei pressi del parco con un “fagotto” tra le braccia. Le prime tracce utili sono emerse proprio dalle testimonianze di chi aveva incrociato quel trio – uomo, donna e bambina – nelle settimane precedenti. Tasselli che sembravano scollegati, ma che gli investigatori della Squadra Mobile e dello SCO hanno saputo ricomporre in un quadro coerente.
Le testimonianze chiave e l’intervento di “Chi l’ha visto?”
Il primo passo decisivo è arrivato da chi ha parlato. Diversi testimoni hanno riferito di un uomo di mezza età che si muoveva nel parco trasportando un involucro sospetto. Una giardiniera del Comune aveva notato la stessa scena. Poi una segnalazione raccolta dalla trasmissione televisiva Chi l’ha visto? ha portato alla luce un episodio precedente: una lite furiosa tra un uomo e una donna tatuata, avvenuta circa un mese prima sempre a Villa Pamphili. In quell’occasione era intervenuta anche una pattuglia della polizia. I dettagli forniti combaciavano.
Il documento d’identità lasciato in una struttura caritatevole
A confermare i sospetti, un altro indizio: un documento d’identità lasciato da un uomo in un centro caritatevole, dove si era presentato insieme a una donna e a una bambina. La finalità era ottenere l’accesso a una mensa e la possibilità di affittare una tenda. Proprio quella tenda, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, era stata utilizzata per accamparsi all’interno di Villa Pamphili. Le descrizioni dell’uomo e della donna risultavano coincidenti con quelle fornite dai testimoni e con le immagini registrate dalle telecamere di un mercatino dove i tre erano soliti recarsi.
Il tracciamento del cellulare e la fuga in Grecia di Rexal Ford
Quando gli inquirenti hanno avuto un nome – Rexal Ford – sono riusciti a risalire anche al numero di cellulare dell’uomo. È stato quel dispositivo, ancora acceso, a tradirlo. Il telefonino si è agganciato a una cella, permettendo così di localizzarne la posizione esatta: Ford aveva lasciato l’Italia l’11 giugno, partendo dall’aeroporto di Fiumicino con direzione Grecia. Venerdì mattina è stato rintracciato e arrestato sull’isola di Skiathos dalla polizia greca, in collaborazione con le autorità italiane. Ora sarà chiamato a rispondere davanti al procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e al pubblico ministero Antonio Verdi.
I precedenti di Rexal Ford negli Stati Uniti
Rexal Ford non è nuovo alle forze dell’ordine. Dalle verifiche effettuate, è emerso che il 46enne ha precedenti penali negli Stati Uniti, in particolare per maltrattamenti. Un dettaglio che aggrava ulteriormente il quadro e che potrebbe rivelarsi determinante nel processo. Al momento, non è chiaro da quanto tempo si trovasse in Italia, né con quali mezzi vivesse insieme alla donna e alla bambina. I tre avevano trascorso diverso tempo a Roma, vivendo in condizioni precarie.
I risultati delle autopsie: due morti in momenti diversi
Sul fronte medico-legale, i risultati delle autopsie hanno aggiunto altri elementi inquietanti. La donna non presentava segni evidenti di violenza, né risultano tracce di sostanze stupefacenti nel suo organismo. Per la bambina, invece, la dinamica è diversa: la morte è avvenuta alcuni giorni dopo quella della madre ed è stata causata da soffocamento. Questo elemento suggerisce che la neonata possa essere stata uccisa deliberatamente, forse dopo giorni di abbandono o solitudine, ma al momento non ci sono certezze assolute.
Le accuse di cui potrebbe dover rispondere Rexal Ford
Le imputazioni al momento sono di omicidio e soppressione di cadavere, ma la procura non esclude modifiche nel corso dell’indagine. Le tempistiche delle morti, la dinamica degli eventi e le condizioni psicologiche del sospettato dovranno essere chiarite nel dettaglio. Un punto cruciale sarà stabilire se Ford abbia agito da solo e se vi siano stati eventuali segnali trascurati in precedenza.






