Ornella Vanoni apparteneva a quel tipo di persone che al motto esposto all’ingresso del Vittoriale di D’Annunzio “Io ho quel che ho donato” attribuiscono il significato più autentico: era straordinariamente generosa, sempre disponibile con amici e collaboratori, e pronta a utilizzare ciò che possedeva sia per vivere bene sia per aiutare chi ne aveva bisogno.
Ornella Vanoni e la sua eredità
Superato il lutto per la sua scomparsa, arriva ora il momento di fare un bilancio economico della sua vita. In teoria non modesto: i concerti erano remunerati adeguatamente e dagli anni Settanta aveva iniziato a scrivere le proprie canzoni (fra cui l’album più celebre, “2301 parole” del 1981, premiato al Tenco), percependo quindi i diritti SIAE. Anche le partecipazioni ai programmi di Fabio Fazio erano ben retribuite. Qualcuno era arrivato a stimare un guadagno complessivo di 118 milioni di euro, cifra che aveva spinto la stessa Ornella Vanoni, allora ancora in vita, a replicare: “Se fosse vero, sarei su un’isola nel Pacifico. La verità è che li ho sempre persi, tra errori, inganni e solitudine”.
In altre parole, quella generosità di cui si è detto. Il “Messaggero” ha proposto una stima più cauta: un patrimonio tra i 10 e i 15 milioni, non trascurabile ma lontano da cifre stratosferiche. Alcune rinunce le aveva affrontate, come la vendita della storica casa di largo Treves a Milano — 300 metri quadri con soffitti a cupola — diventata troppo onerosa da mantenere. Anche nella sua abitazione più recente, in zona Sempione, non mancavano comunque alcune opere d’arte, tra cui la Sfera di Arnaldo Pomodoro, che la cantante aveva ottenuto come compenso per aver posato nuda sull’edizione italiana di “Playboy” nel 1977.

Ma a chi andrà tutto questo?
Resta ora la domanda: a chi andrà tutto questo? Esiste un testamento, che sarà aperto “a tempo debito”, è quanto si riesce a sapere dallo staff. Pare sia depositato presso un avvocato napoletano con studio a Milano, incaricato non molto tempo fa dopo la fine della collaborazione con Annamaria Bernardini De Pace. Una separazione solo professionale: l’amicizia è rimasta, tant’è che la legale ha partecipato ai funerali in San Marco. Il contenuto delle ultime volontà resta ignoto, poiché Ornella Vanoni non parlava di queste questioni neppure con gli amici e i collaboratori più vicini. È però difficile immaginare qualcosa che non segua la logica: l’intero patrimonio — compresi i futuri diritti d’autore — al figlio, Cristiano Ardenzi, con magari un lascito ai suoi figli, Camilla e Matteo.
Qualcosa, invece, si sa — salvo sorprese — sul testamento biologico: “Fatemi cremare e spargete le mie ceneri nella Laguna di San Marco a Venezia”. Resta da capire se ciò sarà possibile secondo la legge. Ma anche in questo dettaglio riaffiora l’Ornella trasgressiva che tutti conoscevamo.






