Milano, 10 ottobre 2025 – Nuovi sviluppi nell’inchiesta sul delitto di Garlasco, il caso di omicidio che nel 2007 sconvolse la provincia di Pavia con l’uccisione di Chiara Poggi, trovata senza vita nella villetta di famiglia. A destare nuove attenzioni investigativa è stata l’analisi dell’impronta della scarpa rinvenuta sulla scena del crimine, uno degli elementi chiave che condussero alla condanna definitiva di Alberto Stasi.
Nuovi accertamenti sulla fabbrica delle suole
Due mesi fa, gli inquirenti hanno effettuato ulteriori accertamenti presso una fabbrica marchigiana di Civitanova Marche, che all’epoca produceva in esclusiva le suole per le scarpe del marchio Frau. La suola ritrovata impressa nel sangue sulla scena del delitto è di tipo “a pallini”, con una lunghezza di circa 27 centimetri e attribuita al numero 42, secondo la perizia dei RIS del 2014. Tuttavia, come emerso nel servizio della trasmissione Ore 14 su Rai 2, la responsabile dell’azienda ha inizialmente negato, poi confermato la produzione di quelle suole, precisando però di non conoscere a quali modelli specifici fossero destinate, né i numeri esatti delle scarpe.
Un dettaglio tecnico ha suscitato dubbi: la lunghezza di 27 centimetri corrisponderebbe più a una taglia 42,5 o addirittura 43,5, mentre Frau non produce mezzi numeri. Pertanto, l’impronta attribuita a Stasi potrebbe non essere compatibile con la sua reale misura di scarpa. La difesa di Stasi ha ribadito che l’imputato non possedeva scarpe Frau taglia 42, mentre uno dei legali ha sottolineato la differenza tra suola e scarpa, mettendo in discussione la certezza dell’attribuzione.
Il caso Garlasco: tra sentenze definitive e nuove indagini
Il delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, vide la vittima Chiara Poggi colpita con un oggetto contundente mai ritrovato. Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima, fu inizialmente assolto ma condannato in via definitiva nel 2015 dopo la revisione del processo. Nonostante la sentenza, il caso ha continuato a essere oggetto di nuove indagini e controversie, soprattutto per i dubbi sulle modalità di raccolta delle prove e le analisi scientifiche.
Negli ultimi anni, sono emersi anche sviluppi relativi alle biciclette sequestrate e alle tracce di DNA trovate su pedali e tappetini, così come sulle impronte digitali e sul materiale genetico rinvenuto sulla scena del crimine. La rilevanza mediatica del caso ha spesso sollevato interrogativi sull’influenza dei media sulle indagini e sull’andamento processuale.
Recentemente, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano di concedere ad Alberto Stasi il regime di semilibertà, rigettando il ricorso della Procura Generale che contestava la sua partecipazione a una trasmissione televisiva senza autorizzazione. Il Tribunale ha valutato positivamente il percorso di reinserimento sociale del condannato, non ritenendo l’intervista un ostacolo al trattamento penitenziario.
Il caso continua a suscitare forti emozioni e reazioni, in particolare nella famiglia Poggi, che dopo anni di sofferenza si trova di fronte a nuovi risvolti giudiziari e mediatici. I genitori di Chiara hanno espresso il loro sconcerto e la stanchezza per una vicenda che sembra non trovare mai una conclusione definitiva.





