Milano, 22 ottobre 2025 – Un presidio silenzioso si è svolto ieri sera in piazza San Babila a Milano per esprimere solidarietà ai detenuti iraniani in sciopero della fame contro la pena di morte. L’iniziativa ha richiamato l’attenzione sull’aumento delle esecuzioni capitali nella Repubblica Islamica dell’Iran, focalizzandosi in particolare sulla situazione di 54 prigionieri politici, tra cui tre donne, rinchiusi nel carcere Ghezel Hesar.
Protesta e simboli contro la pena di morte

Durante il presidio, i manifestanti hanno utilizzato simboli forti e suggestivi per denunciare la drammatica situazione: fiori, candele, tre persone bendate con un cappio al collo e una donna distesa a terra come un cadavere hanno rappresentato una potente denuncia visiva contro la pena capitale e le esecuzioni. Leyla Mandrelli, attivista italo-iraniana per i diritti umani, ha sottolineato come questo movimento rappresenti una battaglia cruciale per la libertà, evidenziando il coraggio dei detenuti che da settimane portano avanti lo sciopero della fame per chiedere la fine delle condanne a morte.
A sostenere il presidio è stato anche il consigliere comunale Gianmaria Radice, del gruppo Riformisti, che ha evidenziato la necessità che l’Occidente presti maggiore attenzione alla lotta delle donne e degli uomini iraniani per i loro diritti fondamentali. “La battaglia in difesa della libertà è una lotta imprescindibile”, ha dichiarato Radice, esprimendo preoccupazione per la scarsa considerazione del tema a livello internazionale.
Il coraggio delle donne iraniane e la disobbedienza civile
Il presidio di Milano si inserisce in un contesto più ampio di mobilitazione internazionale contro la repressione nel Paese mediorientale. Durante il recente “Seminare Idee Festival” di Prato, Cristina Giudici e l’attrice e attivista iraniana Sadaf Baghbani hanno dialogato sul coraggio delle donne iraniane che si ribellano pacificamente contro il regime teocratico e la sua politica di repressione, tortura e condanne a morte. Le donne, spesso giovani e adolescenti, sono diventate simbolo di una generazione che lotta per i diritti umani, la libertà di scelta e la democrazia. La loro disobbedienza civile rappresenta un esempio di coraggio collettivo e individuale, come testimoniato anche dal conferimento del Premio Nobel alla dissidente Narges Mohammadi, attiva contro la pena di morte.
Sadaf Baghbani, rifugiata a Milano dopo essere stata ferita durante le proteste del novembre 2022, ha raccontato la propria esperienza e quella delle sue sorelle, sottolineando la determinazione delle iraniane a opporsi a un regime che limita la loro libertà e impone un rigido apartheid di genere. Il suo impegno artistico e civile si unisce a quello di altre voci che chiedono una nuova stagione di diritti e giustizia in Iran.
Il presidio milanese e le iniziative collegate rappresentano così un momento di mobilitazione civile e di denuncia della situazione critica in Iran, dove il regime teocratico continua a esercitare un controllo autoritario, con ripercussioni pesanti sulla vita di migliaia di persone.
Fonte: Nicoletta Totaro - Iran, presidio a Milano contro la pena di morte: "Vicini ai prigionieri in sciopero della fame"






