Milano, 19 novembre 2025 – Nel corso dell’udienza odierna davanti alla giudice per le indagini preliminari Angela Minerva, il pubblico ministero Alessandro Gobbis ha formulato due richieste di condanna nei confronti di due imprenditori, rispettivamente di 34 e 60 anni, accusati di una presunta attività di spionaggio per conto dell’intelligence russa. I due sarebbero stati coinvolti in un’inchiesta condotta dal Ros dei Carabinieri, che ha portato alla luce il loro presunto ruolo di collaboratori disposti a fornire informazioni anche in cambio di criptovalute.
Le accuse e le modalità dell’attività di spionaggio
Secondo gli inquirenti del pool antiterrorismo guidato dal procuratore Marcello Viola e dall’aggiunto Eugenio Fusco, i due imprenditori, titolari di una società immobiliare in Brianza, erano in contatto con agenti russi tramite l’app di messaggistica Telegram. Tra le attività contestate vi è la proposta a cooperative di taxi milanesi di un “business plan” che prevedeva l’installazione gratuita di dash cam, piccole videocamere da cruscotto, con l’obiettivo di ottenere immagini utili per la raccolta di informazioni. Inoltre, gli imputati avrebbero mostrato particolare interesse per la mappatura dei sistemi di videosorveglianza nelle città di Milano e Roma, con attenzione speciale alle cosiddette “zone grigie”, ovvero aree non coperte da telecamere.
Ulteriormente, è emerso che i due avrebbero progettato la creazione di una rete di “case sicure” a Milano, strutture ricettive destinate ad accogliere cittadini russi in transito in Italia, senza procedere alla loro registrazione, garantendo così la riservatezza degli ospiti. Le accuse contestate sono quelle di corruzione del cittadino da parte dello straniero, aggravata dalla finalità di terrorismo ed eversione.
Il dossieraggio e l’evoluzione del processo
L’unico risultato concreto attribuito agli imputati finora sarebbe un dossieraggio con pedinamenti nei confronti di un imprenditore attivo nel settore dei droni e della sicurezza elettronica, ritenuto di interesse per i servizi russi. Il procedimento si svolge con rito abbreviato e la sentenza è attesa per febbraio 2026.
Questa indagine si inserisce in un contesto più ampio che ha coinvolto altri casi di spionaggio, come quello relativo a Walter Biot, ufficiale della Marina condannato a 29 anni e due mesi per aver venduto segreti militari alla Russia, confermata dalla Cassazione lo scorso anno. L’inchiesta milanese ha inoltre aperto un nuovo filone per verificare l’esistenza di una possibile rete di contatti tra cittadini russi in Italia e i servizi segreti di Mosca.






