Milano, 25 agosto 2025 – Nel cuore della periferia sud di Milano, tra i quartieri Corvetto e Porto di Mare, si apre una nuova pagina nella lunga storia del Leoncavallo, storico centro sociale autogestito sgomberato lo scorso 21 agosto dopo 31 anni di occupazione in via Watteau. La possibile nuova sede è un capannone abbandonato di proprietà comunale in via San Dionigi 117/A, una struttura che necessita di un intervento di bonifica e ristrutturazione stimato in oltre tre milioni di euro.
Il futuro incerto del Leoncavallo e la nuova sede in via San Dionigi
Il capannone individuato come nuovo spazio per il Leoncavallo è chiuso da giorni, con uno striscione sul cancello che recita “No Leoncavallo!”, anche se il “No” sembra essere stato rimosso. L’immobile, situato in una zona poco popolata e poco servita dai mezzi pubblici — con l’unica linea autobus 67 nelle vicinanze — presenta diverse criticità logistiche e urbanistiche. La struttura, abbandonata da tempo, ha il tetto ricoperto di amianto e richiede un investimento significativo per renderla sicura e abitabile.
L’associazione Mamme Antifasciste, che gestisce il Leoncavallo, ha avviato una campagna di raccolta fondi denominata “Cassa di Resistenza” per coprire i costi necessari alla riqualificazione. Tuttavia, il dialogo con il Comune di Milano, seppur avviato già a marzo 2025 con la manifestazione d’interesse per l’immobile, si è interrotto lo scorso luglio, in seguito agli sviluppi dell’inchiesta sulla gestione urbanistica della Procura milanese. La giunta comunale ha comunque annunciato l’intenzione di deliberare sulla nuova sede già il prossimo giovedì e di pubblicare il relativo bando.
Reazioni della comunità e prospettive per il centro sociale
Le opinioni dei residenti della zona sono frammentate e spesso reticenti. Alcuni anziani, pur esprimendo una certa cautela, auspicano che il Leoncavallo non porti disagi: “Speriamo sia gente per bene e non porti disagio alla zona”, ha detto qualcuno. Un altro ricorda che in quell’area era previsto un progetto per il nuovo stadio del Milan, poi sospeso, e ora si ritrova con il centro sociale. Altri ancora sottolineano le difficoltà logistiche del sito: “Non ci sono mezzi, non ci sono posteggi”, osserva una cittadina. Al contrario, c’è chi vede nel Leoncavallo un’opportunità culturale per i giovani milanesi, sottolineando la necessità di spazi di aggregazione alternativa, lontani dai costi elevati dei locali commerciali.
Il Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito, fondato nel 1975, è da sempre un punto di riferimento per la cultura indipendente e la musica alternativa a Milano, nonché un luogo di impegno politico e sociale. Dopo decenni di attività, ha attraversato momenti difficili, tra sgomberi, cause legali e controversie con le istituzioni. La recente sentenza che ha imposto al Ministero dell’Interno il pagamento di oltre tre milioni di euro per il mancato sgombero dello stabile di via Watteau ha aggravato la situazione, con l’associazione e la sua presidente Marina Boer, 74 anni, che rischiano ora di dover restituire queste somme.
Nonostante le difficoltà, l’associazione ribadisce la volontà di continuare la propria attività e di trovare una soluzione per mantenere vivo il cuore pulsante di un centro che rappresenta, per molti, la speranza di una Milano più inclusiva e culturalmente vivace.
Fonte: Riccardo Sciannimanico - Leoncavallo, residenti Corvetto: "Doveva arrivare lo stadio, arriva il centro sociale"





