Lampedusa, 13 agosto 2025 – Un drammatico naufragio è avvenuto al largo di Lampedusa, dove due barconi carichi di migranti si sono ribaltati nelle acque del Canale di Sicilia. Le testimonianze dei 61 superstiti giunti sull’isola delineano un quadro tragico: due imbarcazioni affondate, con un bilancio provvisorio di almeno 27 morti, tra cui un neonato, e un numero variabile di dispersi, stimati tra 12 e 17. Gli ultimi due cadaveri, secondo quanto si apprende, sarebbero rimasti incastrati all’interno di uno dei due barconi naufragati.
La dinamica del naufragio e il soccorso a Lampedusa
Secondo i racconti raccolti alla struttura di accoglienza di contrada Imbriacola, i due barconi erano partiti nella serata di martedì da Tripoli, in Libia, con a bordo tra i 90 e i 100 migranti. Una delle imbarcazioni, costruita in metallo e lunga circa 7 metri, ha iniziato a imbarcare acqua durante la traversata verso la Sicilia, finendo per ribaltarsi. Alcuni migranti sono riusciti a trasferirsi sul secondo barcone, anch’esso sovraccarico, che però ha subito lo stesso destino, capovolgendosi.
Il semiaffondamento di uno dei natanti è stato avvistato verso mezzogiorno di oggi da un elicottero della Guardia di Finanza, a circa 14 miglia a sud dell’isola. Sono quindi scattate le operazioni di soccorso con motovedette della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e di Frontex. Le ricerche sono tuttora in corso per rintracciare i dispersi, con l’impiego di medici, psicologi e operatori dell’Agenzia dell’Unione Europea per l’Asilo (Euaa), affiancati da mediatori culturali, che hanno sottoposto i superstiti a controlli sanitari. Attualmente non risultano emergenze sanitarie né la presenza di minori non accompagnati tra i sopravvissuti.
Le testimonianze e il bilancio delle vittime
Tra le vittime recuperate a Lampedusa figura anche un bambino di pochi mesi, il cui corpo è stato portato a terra dai soccorritori. Tra i primi corpi recuperati ci sono anche quelli di 2 uomini adulti, 2 donne e 3 adolescenti. Una testimone, presente su una barca turistica che ha assistito ai soccorsi, ha descritto lo straziante momento in cui il barchino di ferro ha iniziato a sprofondare, con adulti che sollevavano e agitavano i bambini per attirare l’attenzione e chiedere aiuto. La donna ha raccontato di aver visto un neonato sfuggire dalle mani della madre e un bambino di circa dieci anni scomparire temporaneamente tra le onde, prima di riemergere.
In seguito all’allarme, i migranti superstiti sono stati salvati da due imbarcazioni: una con una decina di turisti e un’altra più grande arrivata in soccorso. I soccorritori hanno fornito acqua e teli per i naufraghi.
Le autorità hanno confermato che i migranti provenivano da diversi paesi africani, tra cui Camerun, Guinea Konakry, Liberia, Mali, Senegal e Sierra Leone. Alcuni avevano intenzione di restare in Italia, altri cercavano di raggiungere familiari in Francia.
Le richieste di Unhcr e il contesto migratorio
Filippo Ungaro, portavoce dell’Unhcr, ha sottolineato che tra i dispersi si stimano tra 12 e 17 persone, in aggiunta ai già accertati 27 morti. Ungaro ha richiamato l’attenzione sulla necessità di potenziare e coordinare a livello europeo le operazioni di ricerca e soccorso, sostenendo il lavoro della Guardia Costiera italiana. Ha inoltre ribadito l’importanza di promuovere l’accesso a canali regolari di ingresso nell’Unione Europea, come corridoi umanitari e programmi di evacuazione, per le persone in cerca di protezione internazionale.
L’Unhcr ricorda che attualmente nel mondo sono oltre 122 milioni le persone in fuga da conflitti e crisi umanitarie, un numero record che si è raddoppiato negli ultimi dieci anni, mentre i fondi disponibili per la gestione di tali emergenze sono in calo.
Questo naufragio segna un ulteriore episodio della lunga e drammatica serie di tragedie nel Mediterraneo centrale, una rotta pericolosa che continua a mietere vittime nonostante gli sforzi di soccorso e controllo delle frontiere.






