rosegue il dibattito giudiziario sull’inchiesta urbanistica nel cuore di Milano, dove il Tribunale del Riesame è chiamato a pronunciarsi sul sequestro della torre residenziale Unico-Brera, situata in via Anfiteatro 7, in una delle aree più pregiate della zona di Brera. Il sequestro, disposto dal gip su richiesta della Procura, riguarda presunti abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso nell’ambito di un’inchiesta più ampia sulle dinamiche urbanistiche cittadine.
Inchiesta urbanistica: ricorso contro il sequestro della torre Unico-Brera
Il gruppo Rusconi, impegnato nella realizzazione della torre composta da due edifici, di cui uno alto quasi 35 metri e con 11 piani, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere il dissequestro dell’immobile. L’avvocato Federico Papa, legale di Carlo Rusconi, uno dei 27 indagati nell’inchiesta, ha sottolineato l’esistenza di un pronunciamento del Consiglio di Stato, passato in giudicato, che certifica la piena legittimità del titolo edilizio necessario per l’edificazione. Sulla stessa linea, anche l’avvocato Michele Bencini, difensore di Stefano Rusconi, ha evidenziato come Tar e Consiglio di Stato, nel 2021 e 2022, abbiano già riconosciuto la regolarità dell’intero iter amministrativo legato al progetto.
Tuttavia, per la Procura e il gip, si tratterebbe di un’ulteriore operazione speculativa, condotta con ogni mezzo, anche illecito, a scapito dell’interesse pubblico e volta a sfruttare aree di grande valore nel centro storico di Milano.
La maxi indagine e le pronunce della Cassazione
Parallelamente, nel filone dell’inchiesta che coinvolge ipotesi di corruzione, la Corte di Cassazione ha depositato ulteriori motivazioni a sostegno dell’annullamento di sei arresti, successivamente revocati dal Tribunale del Riesame. La Suprema Corte ha anche revocato le misure interdittive imposte nei confronti dell’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni, dell’ex assessore Giancarlo Tancredi e dell’ex manager Federico Pella, evidenziando l’insufficienza di prove per configurare il reato di corruzione impropria.
In particolare, la Cassazione ha sottolineato che non vi sono elementi probatori che dimostrino che Tancredi intendeva favorire speculazioni private a discapito dell’interesse pubblico, considerando invece plausibile che le decisioni, anche se favorevoli agli imprenditori, potessero essere adottate nell’ottica della tutela generale e dello sviluppo urbano, con un affidamento nella professionalità degli operatori coinvolti.
I giudici hanno inoltre evidenziato come la partecipazione di Tancredi all’ipotizzato accordo corruttivo tra Marinoni e Pella presenti una carenza strutturale nella prova del concorso nel reato di corruzione. La situazione di conflitto di interessi del pubblico ufficiale, così come la violazione dell’obbligo di astensione, pur potendo sollevare sospetti, non costituiscono di per sé indizi sufficienti a configurare un accordo corruttivo.
Un aspetto rilevante riguarda anche l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, che ha inciso sui margini di tutela penale in questi casi, ma che, secondo la Cassazione, non mette in discussione la legittimità costituzionale della legge che ha disposto tale abrogazione, la quale mira a liberare l’azione amministrativa dai condizionamenti giudiziari.






