Milano, 4 novembre 2025 – In Lombardia oltre un abitante su dieci è di origine straniera: secondo il Dossier statistico immigrazione 2025 del Centro studi IDOS, presentato oggi a Milano da Anolf, Cisl e Cgil Lombardia, le persone con cittadinanza non italiana sono 1.230.362, pari al 12,3% della popolazione regionale. Il fenomeno dell’immigrazione in Lombardia è definito strutturale e in leggera crescita (+2,3% in un anno), e i curatori del rapporto precisano che «non c’è nessuna invasione».
Diffusione territoriale e comunità straniere
Le province lombarde con il maggior numero di cittadini stranieri sono Milano, con oltre 495 mila presenze, seguita da Brescia (155 mila) e Bergamo (126 mila). In termini percentuali sulla popolazione complessiva, Milano guida con il 15,3%, seguita da Mantova (14%), Lodi (13%) e Pavia (12,7%). Le comunità più numerose sono quella romena, seguita da egiziani, marocchini, albanesi e cinesi. Da segnalare la presenza di oltre 64 mila ucraini, arrivati dopo l’inizio della guerra nel loro Paese.
Immigrazione e politiche di inclusione
Secondo il dossier, gli stranieri in Lombardia lavorano prevalentemente nei servizi (67,6%) e nell’industria (30,7%), spesso però in mansioni poco qualificate e con un reddito medio annuo di 15.900 euro, contro i 25.259 euro medi degli occupati totali. Maurizio Bove, presidente di Anolf Lombardia, ha sottolineato la necessità di rivedere le norme sull’immigrazione e di superare «l’approccio utilitaristico», evidenziando il bisogno di giovani e lavoratori per contrastare il calo demografico. L’assessore al Welfare di Milano, Lamberto Bertolé, ha definito la gestione dell’immigrazione «ancora emergenziale», chiedendo percorsi di inclusione basati sul riconoscimento dei diritti.
Rossella Miccio, presidente di Emergency, ha definito il dossier «uno strumento fondamentale per comprendere la realtà e orientare le scelte politiche». Ivan Comotti, segretario della Cgil Lombardia, ha chiesto il superamento della legge Bossi-Fini e politiche attive per valorizzare le competenze delle persone già presenti sul territorio, invece di «alzare barriere».






