Martedì 17 giugno è iniziato l’incidente probatorio nell’ambito della nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco (Pavia) il 13 agosto 2007. A distanza di 18 anni dal delitto che ha segnato l’opinione pubblica italiana, le autorità sono tornate a esaminare i reperti sulla scena del crimine. L’unico indagato in questa nuova fase dell’indagine è Andrea Sempio, all’epoca amico del fratello della vittima. Tuttavia, i primi risultati degli accertamenti eseguiti dagli investigatori della questura di Milano non hanno prodotto svolte significative: nelle 18 impronte esaminate finora non sono state rilevate tracce di sangue.
Il caso della traccia numero 10
Tra le 30 fasce contenenti impronte raccolte nel 2007, sono state analizzate le prime 18. Particolare attenzione è stata dedicata alla traccia numero 10, trovata nella parte interna della porta d’ingresso della villetta di via Pascoli, dov’è avvenuto il delitto di Garlasco. Questa impronta era stata ritenuta potenzialmente rilevante dagli inquirenti, poiché si ipotizzava che potesse essere stata lasciata dall’assassino mentre usciva dall’abitazione senza lavarsi le mani. Ma l’analisi dell’Obti test – il metodo ritenuto più efficace per rilevare la presenza di sangue umano – ha dato esito negativo. La difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio, ha chiesto di ripetere l’esame, ma è probabile che il risultato non cambi, poiché il test è stato già effettuato su una parte più sostanziosa della traccia. Gli accertamenti riprenderanno giovedì 19 giugno, con un nuovo esame del contenuto della pattumiera della casa Poggi.
Il mistero dell’impronta 33
Complica ulteriormente l’inchiesta l’assenza dell’impronta classificata come numero 33. Questa era stata rilevata sulla parete destra della scala che conduceva al punto in cui fu trovato il corpo di Chiara a Garlasco, e l’intonaco contenente l’impronta era stato repertato nel 2007 dai Ris di Parma. Tuttavia, oggi non se ne trova traccia. Senza l’intonaco, è impossibile eseguire nuove analisi dirette, se non quelle fotografiche. Proprio questa impronta era stata attribuita ad Andrea Sempio, ma la mancanza del supporto fisico impedisce ulteriori verifiche. A complicare la situazione anche un altro dettaglio tecnico: le impronte originariamente si pensava fossero conservate su fascette paradesive, ma si scopre ora che vennero in realtà archiviate su fogli di acetato, che potrebbero essere meno efficaci nella conservazione a lungo termine.
La strisciata 97F e i dubbi sulla conservazione
A gettare ulteriori ombre sulla gestione dei reperti è intervenuto Dario Redaelli, ex poliziotto e consulente della famiglia Poggi. In particolare, ha parlato della traccia 97F, una strisciata di sangue trovata sul muro a sinistra delle scale della villetta di Garlasco: “Non è un’impronta, ma una strisciata. Viene attribuita a una mano insanguinata, che con ogni probabilità ha toccato anche la maglietta del pigiama di Chiara”. Redaelli ha poi sollevato forti dubbi sulla conservazione dei reperti, sostenendo che siano stati mantenuti a temperatura ambiente per anni, situazione che potrebbe averne compromesso lo stato. “Siamo molto curiosi di vedere cosa ci sia effettivamente dentro i plichi – ha aggiunto – e quale sarà l’impostazione dei periti. La famiglia Poggi rivive un dolore già affrontato, ma spera che questa volta si arrivi a una verità definitiva”.
Delitto di Garlasco, Garofano: “Credo nell’innocenza di Sempio”
Anche Luciano Garofano, ex generale del Ris e oggi consulente della difesa di Andrea Sempio, ha espresso perplessità sulla gestione dei reperti. “Credo nell’innocenza di Andrea Sempio fino a prova contraria – ha dichiarato –. La catena di custodia dei reperti e il loro stato di conservazione saranno determinanti. Ora dobbiamo aprire i plichi, campionare i materiali e sottoporli ad analisi del Dna”. Alla domanda se dopo 18 anni sia ancora possibile ottenere risultati affidabili, Garofano ha risposto che tutto dipenderà dallo stato dei reperti e dalla presenza o meno di sostanze organiche degradanti. “Le tecniche di oggi sono molto sensibili, ma è presto per trarre conclusioni”.
Il nodo del Dna sotto le unghie di Chiara
Un punto cruciale resta il Dna trovato sotto le unghie della vittima, che la procura di Pavia ha attribuito ad Andrea Sempio. Ma secondo i consulenti della difesa, il profilo genetico maschile è parziale e non può essere utilizzato per un’attribuzione certa. “Quel Dna potrebbe appartenere a moltissimi uomini che non figurano nelle banche dati usate per il confronto – ha dichiarato Garofano –, e quindi la deduzione non è affidabile”.
L’inchiesta sul delitto di Garlasco è ancora piena di incognite
A 18 anni dal delitto di Garlasco, il nuovo incidente probatorio si presenta già pieno di ostacoli: assenza di reperti chiave, deterioramento potenziale dei materiali conservati, e una serie di contraddizioni che rendono complessa ogni valutazione. La speranza, da parte della famiglia Poggi e dell’intera comunità, è che i nuovi accertamenti riescano finalmente a fare chiarezza definitiva su uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi decenni.
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