Il processo sul delitto di Garlasco riapre i suoi capitoli più controversi con la discussione in aula della perizia genetica affidata alla consulente Denise Albani, che ha esaminato il dna maschile estrapolato da due unghie di Chiara Poggi, la giovane uccisa diciotto anni fa nella villetta di famiglia in via Giovanni Pascoli. L’analisi, contenuta in un documento di novanta pagine, ha evidenziato una compatibilità con il dna di Andrea Sempio, unico indagato nella nuova inchiesta per concorso in omicidio, o con quello di altri componenti della linea patrilineare della sua famiglia.
Delitto di Garlasco: la perizia del dna e le implicazioni processuali
Il prossimo 18 dicembre, davanti al gip Daniela Garlaschelli, si terrà l’udienza in cui verranno discusse le conclusioni della perizia. La genetista Albani ha utilizzato software internazionali per la biostatistica, incrociando dati provenienti da centinaia di migliaia di profili genetici, e ha confermato che il dna Y rinvenuto sulle unghie di Chiara appartiene alla linea paterna della famiglia Sempio. Tuttavia, la perizia non assegna con certezza assoluta la traccia a un singolo individuo, ma restringe il campo a pochi soggetti, tra cui il 37enne Andrea Sempio, che è stato spesso presente nella villetta di via Pascoli.
Gli avvocati della difesa sostengono che tale dna possa derivare da un trasferimento indiretto, ad esempio tramite oggetti di uso comune come il telecomando o la tastiera del computer, e non dal contatto diretto con la vittima. La Procura, invece, rileva che non sono stati trovati dna dei familiari di Chiara, che avrebbero invece contaminato ampiamente la scena, ipotizzando che la ragazza si fosse lavata accuratamente le mani poco prima dell’omicidio, lasciando così solo il dna dell’aggressore.
Le altre prove e il movente
Oltre all’accertamento genetico, gli inquirenti hanno concentrato l’attenzione su altre evidenze chiave: l’ormai nota impronta “33” individuata sul muro delle scale che conducono al seminterrato, attribuita a Sempio grazie a una dettagliata consulenza del Ris; le telefonate effettuate da Sempio alla famiglia Poggi nei giorni precedenti il delitto; e la controversa vicenda dello scontrino di Vigevano, ritenuto falso dagli investigatori. Questi elementi, combinati, costituiscono un quadro probatorio che la Procura definisce composto da «indizi plurimi».
Il movente, finora rimasto oscuro, sarebbe emerso dalle indagini coordinate dalla Procura di Pavia e rappresenta uno degli aspetti più delicati e attesi per il prosieguo dell’istruttoria. La difesa continua a negare ogni coinvolgimento diretto di Sempio, sottolineando che il rapporto con la vittima era limitato a semplici saluti, mentre gli investigatori ritengono di aver identificato un legame più profondo.
Le tensioni in aula e le posizioni delle parti
Andrea Sempio, assistito dagli avvocati Angela Taccia e Liborio Cataliotti, ha espresso soddisfazione per l’arrivo della perizia, sostenendo che “ha appianato molti punti” e denunciando un clima mediatico che tenta di “creare un mostro”. La sua legale Taccia ha dichiarato che, se l’indagine fosse solida, il suo assistito sarebbe stato già arrestato, denunciando invece “una guerra professionale” combattuta senza timori.
Dall’altra parte, la famiglia Poggi, rappresentata dal criminologo Dario Redaelli, si mantiene scettica sugli esiti delle nuove analisi, ritenendo che esse non apportino novità sostanziali ma aumentino un’esposizione mediatica ingiustificata. Redaelli ha inoltre segnalato che alcuni oggetti personali di Chiara, conservati come reliquie, non sono stati ancora analizzati, aprendo nuovi possibili filoni investigativi.
Nel frattempo, proseguono le indagini sulle altre sei impronte digitali trovate sulle pareti della scala della villa Poggi a Garlasco, ancora non identificate, e sulle possibili anomalie emerse dalle indagini bresciane relative a un presunto tentativo di corruzione per archiviare l’inchiesta del 2017, che coinvolgono l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e il padre di Sempio, Giuseppe.
Il caso Garlasco, dopo quasi vent’anni, si conferma un intricato intreccio di perizie scientifiche, testimonianze contrastanti e nuove piste investigative, con l’attesa che la primavera 2026 possa portare ulteriori sviluppi decisivi per la verità sul delitto di Chiara Poggi.





