Milano, 17 giugno 2025 – È iniziato oggi negli uffici della Polizia scientifica della Questura di Milano lo scontro tecnico sui reperti relativi al delitto di Garlasco, il caso di omicidio che ha sconvolto la provincia di Pavia quasi vent’anni fa. Decine di giornalisti e cameramen sono accorsi in via Fatebenefratelli, dove per almeno 90 giorni esperti e consulenti delle parti si confronteranno sull’analisi di prove vecchie e nuove, nell’ambito di un incidente probatorio che sarà determinante per il processo.
Le attività in Questura e il confronto tra periti
Il primo atto degli accertamenti irripetibili consisterà nella verifica dei verbali di custodia dei reperti, ritirati appena giovedì scorso. Tra i presenti, gli incaricati dal gip di Pavia Daniela Garlaschelli, i consulenti della Procura, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, e quelli della difesa, tra cui Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma. Per la famiglia di Chiara Poggi, vittima dell’omicidio, partecipano Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi, mentre per Alberto Stasi, unico condannato per il delitto, sono presenti Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni.
Tra le prove da riesaminare ci sono i due profili genetici estrapolati dai margini ungueali di Chiara Poggi, fondamentali per una comparazione con il Dna di Andrea Sempio, emerso nelle nuove indagini, e quello di Stasi, oltre ai materiali repertati dal Ris di Parma, comprese fascette para-adesive e oggetti di uso quotidiano sequestrati all’indomani del delitto come confezioni di cereali e barattoli di frutta. Le operazioni più complesse si sposteranno nei laboratori dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano.
Dubbi sulla conservazione dei reperti del delitto di Garlasco
Il consulente della famiglia Poggi, Dario Redaelli, ha espresso dubbi “oggettivi” sulla conservazione dei reperti, che sarebbero stati tenuti a temperatura ambiente. “Siamo molto curiosi – ha detto al suo arrivo in Questura – ma al momento non ci aspettiamo nulla. Le tecniche attuali hanno fatto passi avanti e se emergeranno informazioni utili le valuteremo con interesse”. Radaelli ha sottolineato come la famiglia sia “ricaduta nel baratro già affrontato 18 anni fa” e che ora si attende “una soluzione definitiva”.
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