Parigi, 25 novembre 2025 – A seguito del clamoroso furto al Museo del Louvre avvenuto lo scorso ottobre, le autorità francesi hanno finalmente assicurato alla giustizia anche il quarto membro della banda responsabile del colpo. Il gruppo, composto da criminali comuni e non legati ad organizzazioni di alto livello, ha sottratto gioielli del valore stimato di 88 milioni di euro, ancora oggi introvabili.
L’arresto del quarto sospetto e il profilo dei ladri
L’ultimo arresto è avvenuto martedì mattina nella regione parigina, dove l’uomo, già noto alle forze dell’ordine, è stato posto in custodia cautelare con l’accusa di furto aggravato in banda organizzata e associazione a delinquere. La banda, i cui componenti sono residenti ad Aubervilliers, nella periferia nord di Parigi, è stata completamente smantellata grazie alle indagini che hanno permesso di raccogliere prove decisive, tra cui tracce di DNA lasciate sul luogo del furto.
Tra i detenuti spicca la figura di “Doudou Cross Bitume”, noto per le sue imprese motociclistiche in periferia, ma anche per un episodio di altruismo che ha destato sorpresa: alcune settimane prima del colpo, un automobilista aveva riconosciuto il ladro per averlo aiutato con gentilezza quando era rimasto in panne sulla tangenziale di Parigi. Secondo le testimonianze, “Doudou” si era fermato, aveva spostato l’auto in sicurezza e aveva consigliato di chiamare l’assicurazione, dimostrando un atteggiamento calmo e rassicurante.

Sicurezza al Louvre: le falle e il furto spettacolare
Il furto si è consumato domenica 19 ottobre, poco dopo l’apertura del museo, con modalità che hanno messo in luce gravi carenze nella sicurezza dell’istituzione. Un camion con montacarichi è stato parcheggiato contromano e appoggiato al primo piano sulla facciata che si affaccia sulla Senna, in piena vista di passanti e automobilisti. La banda ha tagliato le vetrine della Galleria di Apollo con smerigliatrici, per poi fuggire su due scooter Yamaha T Max.
Le indagini amministrative hanno rivelato che le vulnerabilità del sistema di sicurezza erano note da tempo. Nel 2014, un rapporto dell’Agenzia nazionale per la sicurezza dei sistemi informatici aveva già evidenziato che la password per accedere al server della videosorveglianza era semplicemente “LOUVRE”, mentre quella di un software di controllo era “THALES”. Nonostante queste criticità, sembrano non essere stati adottati adeguati provvedimenti per evitare il furto.
Il destino dei gioielli e le indagini in corso
La procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, ha sottolineato che i sospetti hanno precedenti penali, ma non fanno parte della criminalità organizzata di alto livello. La compagna di uno dei ladri è stata arrestata ma si ritiene non abbia partecipato direttamente al furto, essendo la sua presenza sulla scena probabilmente frutto di una contaminazione indiretta del DNA.
Per quanto concerne i gioielli, ancora non recuperati, le autorità stanno esaminando tutte le possibili vie di mercato parallelo, con la speranza che non vengano venduti rapidamente all’estero. Il ministro dell’Interno Laurent Nuñez ha espresso fiducia nel ritrovamento degli oggetti trafugati, nonostante le incertezze sulle loro sorti.
Nel frattempo, il Museo del Louvre, una delle istituzioni culturali più importanti e visitate al mondo, con oltre 9 milioni di visitatori nel 2019, continua a fare i conti con le conseguenze di questa clamorosa falla nella sua sicurezza, mentre si avvia a rafforzare i propri sistemi di protezione per prevenire futuri episodi simili.





