Roma, 22 ottobre 2025 – La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per i reati di sequestro di persona e danneggiamento con pericolo di naufragio nell’ambito delle indagini avviate a seguito degli esposti presentati dal team legale della delegazione italiana partecipante alla Global Sumud Flotilla. L’iniziativa umanitaria, finalizzata a rompere il blocco israeliano sulla Striscia di Gaza e portare aiuti alla popolazione, è stata oggetto di un intervento delle autorità israeliane che ha suscitato forti polemiche.
Indagini e testimonianze degli attivisti
Gli inquirenti, che al momento procedono contro ignoti, ascolteranno nelle prossime settimane i 36 attivisti italiani coinvolti nella missione. L’obiettivo è ricostruire le fasi della navigazione e approfondire gli eventi denunciati, tra cui gli attacchi con droni registrati in due distinti episodi e l’abbordaggio delle imbarcazioni da parte delle forze israeliane avvenuto in acque internazionali. Le denunce ipotizzano anche reati gravi come tentato omicidio e tortura.
Le testimonianze raccolte serviranno a chiarire dinamiche e responsabilità di quanto accaduto tra il 1° e il 3 ottobre 2025, quando la flottiglia, composta da oltre 40 imbarcazioni e attivisti provenienti da più di 40 paesi, è stata fermata senza provocare vittime, ma con il sequestro delle navi e la detenzione dei partecipanti in Israele.
La Global Sumud Flotilla: un’iniziativa internazionale
La Global Sumud Flotilla è nata nel luglio 2025 come risposta umanitaria alla crisi nella Striscia di Gaza, mirando a fornire viveri e medicinali alla popolazione palestinese sotto assedio. L’iniziativa è stata sostenuta da un vasto movimento pacifista internazionale, con la partecipazione di attivisti, politici, artisti e personalità di 44 paesi.
Il convoglio ha affrontato difficoltà meteorologiche e blocchi navali, ma ha mantenuto l’obiettivo di stabilire un corridoio umanitario nonviolento. La flottiglia ha rappresentato il più grande convoglio civile marittimo per Gaza, e l’intervento delle autorità israeliane ha acceso un acceso dibattito internazionale sulle modalità di gestione degli aiuti umanitari nel contesto del conflitto israelo-palestinese.






