Firenze, 22 ottobre 2025 – Parte oggi a Firenze una campagna promossa dall’Unione Sindacale di Base (Usb) che mira a eliminare dai fornitori del Comune tutte le società che intrattengono rapporti con lo Stato di Israele. L’iniziativa, che coinvolge anche altri Comuni italiani, è stata presentata a Palazzo Vecchio da Miriam Amato, rappresentante Usb, e Dmitrij Palagi di Spc.
La campagna per i diritti umani e la pace

Durante la conferenza stampa, Dmitrij Palagi ha spiegato che la proposta prevede la presentazione di una mozione affinché il Comune di Firenze aderisca volontariamente a questa iniziativa, “per dare l’esempio a tutti gli altri enti locali”. Palagi ha sottolineato come Firenze, “città operatrice di pace”, possa diventare un modello da seguire per estendere questa campagna a tutte le società che hanno legami con governi accusati di violazioni dei diritti umani.
L’obiettivo della raccolta firme è quindi quello di promuovere una presa di posizione chiara contro quelle aziende che, secondo Usb, “di fatto sostengono il governo di Israele”. La mobilitazione si inserisce in un più ampio contesto di lotta contro le economie di guerra, come ha spiegato Miriam Amato: “Come Usb stiamo continuando a mobilitarci contro le economie di guerra”.
La posizione del sindacato e la mobilitazione sociale
Nel corso dell’incontro, Amato ha inoltre espresso sostegno a iniziative di lotta operaia legate alla situazione attuale, affermando esplicitamente: “Se rivendichiamo l’incursione all’interno dell’aeroporto di Firenze? Noi appoggiamo qualsiasi cosa che sostenga la lotta operaia”.
Questa dichiarazione evidenzia come Usb intenda legare la vertenza contro i rapporti commerciali con Israele a un più ampio movimento di contestazione e mobilitazione sociale, in particolare nel contesto della città di Firenze. La campagna di raccolta firme è dunque un primo passo per sollecitare un intervento diretto da parte delle istituzioni locali, affinché si facciano promotrici di politiche più responsabili e coerenti con i principi dei diritti umani e della pace.
L’iniziativa, già attiva in diversi Comuni italiani, mira a creare una rete di enti locali impegnati nel disinvestimento da società considerate complici di violazioni dei diritti umani, con la speranza di innescare un effetto a catena su scala nazionale.






