Firenze, 6 novembre 2025 – È stato proiettato oggi al cinema Astra il film documentario “The Trial” di Marta Massa, nell’ambito della rassegna Festival dei Popoli. Il film racconta la vicenda di Maja T., attivista queer non binaria di origine tedesca, estradata illegalmente dalla Germania e detenuta in condizioni disumane in Ungheria, accusata di partecipazione a un attacco contro militanti neonazisti avvenuto a Budapest nel febbraio 2023.
Un processo politico e condizioni detentive disumane

Durante la presentazione, la regista Marta Massa ha sottolineato il carattere kafkiano del processo: “La cosa che mi ha colpito di più è la situazione drammatica delle udienze, che si configurano come una vera e propria farsa politica. Maja rischia fino a 24 anni di carcere, e a gennaio sono previste le prossime udienze”. Maja T. è accusata di aver partecipato a una controprotesta antifascista contro il raduno di estrema destra noto come Becsület Napja (Giorno dell’Onore), ma le prove sono limitate a video di persone mascherate e non ci sono elementi concreti che la colleghino direttamente agli atti violenti contestati.
Le condizioni di detenzione di Maja, recluse nel carcere di Gyorskocsi utca a Budapest, sono state descritte come punitive e degradanti: isolamento prolungato, celle senza luce, cibo insufficiente, visite familiari ridotte e protette da plexiglas. La stessa Maja ha denunciato in una lettera letta durante il processo le violazioni dei suoi diritti fondamentali, tra cui perquisizioni corporali invasive e privazione sistematica del sonno. Nel giugno 2025 ha iniziato uno sciopero della fame, concluso solo dopo il trasferimento in un ospedale militare.
Le analogie con il caso di Ilaria Salis
La regista ha evidenziato anche le forti somiglianze tra il caso di Maja e quello di Ilaria Salis, attivista e oggi europarlamentare italiana, anch’essa arrestata in Ungheria con accuse simili e detenuta in condizioni degradanti per 15 mesi. “Anche nel caso di Ilaria non c’erano prove concrete – ha spiegato Massa – e il processo si configura come uno strumento del governo autoritario di Viktor Orbán per reprimere l’antifascismo e le opposizioni”.
Ilaria Salis, eletta al Parlamento europeo nel 2024, ha espresso solidarietà a Maja con un messaggio pubblicato sui social: “Il cuore mi esplode di rabbia e dolore, ma la dignità di Maja non si piega. La Germania, dopo aver estradato illegalmente Maja, deve riportarla subito a casa”. Salis ha inoltre sottolineato le criticità del sistema giudiziario ungherese, dove, a suo dire, “non esistono corti indipendenti e il processo diventa un teatro del governo autoritario”.
Il caso di Maja T. si inserisce in un contesto politico segnato dalla trasformazione dell’Ungheria in una democrazia illiberale sotto il governo di Orbán, con una retorica ostile verso le persone LGBTQ+ e una repressione sistematica dell’attivismo antifascista. Le udienze del processo, che si stanno svolgendo in un clima di tensione e isolamento, sono seguite con attenzione a livello internazionale come simbolo delle crescenti violazioni dei diritti civili in Europa.
Fonte: Emanuele De Lucia - "The Trial" al Festival dei popoli. La regista: "Maja in processo farsa come Salis"






