Napoli, 11 novembre 2025 – 28 donne madri detenute in carcere, di cui alcune incinte, e 26 figli presenti nei penitenziari femminili di Rebibbia (Roma), Bollate (Milano) e negli ICAM di Milano, Torino, Venezia e Lauro (Avellino). In Italia persistono condizioni critiche nel sistema carcerario femminile. La situazione più allarmante si registra nell’ICAM di Lauro, dove si trovano 8 detenute madri, di cui 4 incinte: tre in stato di gravidanza tra il quarto e il sesto mese e una prossima al parto, potenzialmente a rischio di infezione.
Donne incinte in carcere: la denuncia del Garante
Samuele Ciambriello, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania, ha espresso forte preoccupazione per queste condizioni: “C’è chi si vanta di questa disumanità. Può essere il carcere l’unica risposta al reato? Che barbarie!”. Ciambriello ricorda come il Decreto Sicurezza abbia reso facoltativo, e non più obbligatorio, il rinvio della pena per donne in gravidanza o con figli sotto i tre anni, aprendo la strada a un aumento delle incarcerazioni di donne incinte.
Il Garante evidenzia inoltre la mancanza di adeguata assistenza sanitaria all’interno della struttura di Lauro, sottolineando l’assenza di un ginecologo operativo e di un pediatra fisso. Sei bambini si trovano così “senza colpe” in carcere, mentre secondo Ciambriello dovrebbero essere ospitati in strutture alternative come le case-famiglia, poiché “nessun bambino o bambina dovrebbe crescere dietro le sbarre”.
Sovraffollamento e carenze nel sistema penitenziario: un’emergenza nazionale
Il tema dell’affollamento carcerario si inserisce in un quadro più ampio di criticità. Al 27 ottobre 2025, infatti, la popolazione detenuta in Italia ha raggiunto le 63.495unità, a fronte di una capienza regolamentare di 51.249 posti, con un sovraffollamento nazionale del 137%. Questo dato è accompagnato da gravi carenze di personale: mancano oltre 6.000 agenti di polizia penitenziaria e gli educatori presenti sono insufficienti, con una media nazionale di un educatore ogni 63 detenuti.

La combinazione di sovraffollamento e carenza di risorse umane determina un peggioramento delle condizioni di vita e di sicurezza nelle carceri, con il 2024 che ha registrato il più alto numero di morti, 246, di cui 89 suicidi. La situazione sanitaria e assistenziale è particolarmente critica, con un sistema frammentato e disorganizzato che non riesce a rispondere adeguatamente ai bisogni dei detenuti, compresi quelli più vulnerabili come le donne incinte e i loro figli.
Samuele Ciambriello ribadisce l’urgenza di superare il “populismo penale” e di adottare politiche più umane e rispettose dei diritti fondamentali, ricordando che “il bambino è un’entità a parte, non una cosa unica con la madre”. La tutela dei minori e il rispetto della dignità umana restano temi centrali su cui le istituzioni sono chiamate a intervenire con urgenza.






