Garlasco, 2 dicembre 2025 – A quasi vent’anni dal tragico omicidio di Chiara Poggi, nuovo impulso alle indagini arriva dal ritrovamento di elementi probatori che coinvolgono direttamente Andrea Sempio, 37enne già noto per la sua amicizia con il fratello della vittima, Marco Poggi. Le recenti acquisizioni degli investigatori della procura di Pavia, coordinate dal procuratore Fabio Napoleone, suggeriscono un possibile movente e consolidano la posizione dell’indagato con un quadro probatorio che si arricchisce di dettagli scientifici e investigativi rilevanti.
Il Dna sulle unghie e l’importanza della perizia “super partes”
La svolta nelle indagini sul delitto di Garlasco è rappresentata dalla conferma della corrispondenza del Dna di tipo Y, rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi, con quello della linea maschile della famiglia Sempio. A comunicarlo è stata la perita nominata dal Tribunale, Denise Albani, che ha validato i risultati già rilevati nel 2014 dai Ris di Parma. Questa prova genetica, che non identifica in modo esclusivo Andrea Sempio ma il suo gruppo familiare paterno, assume un peso rilevante perché l’indagato stesso ha ammesso di aver frequentato saltuariamente la villetta di via Pascoli, a Garlasco, dove avvenne il delitto.
La difesa, rappresentata dagli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, contesta l’interpretazione dell’accusa sostenendo che il Dna potrebbe essere stato trasferito indirettamente, ad esempio tramite oggetti domestici come il telecomando della televisione collegata alla Playstation o per contatti ambientali come starnuti, e non direttamente dall’aggressore. Tuttavia, gli inquirenti sottolineano che l’assenza di tracce del Dna di altri componenti della famiglia Poggi, in particolare di quelli con cui la vittima conviveva, lascia immaginare che Chiara si fosse lavata accuratamente le mani poco prima del delitto, rendendo improbabile una contaminazione passiva.
Al di là delle discussioni scientifiche, la perizia “super partes” del Tribunale conferisce un valore probatorio solido che non potrà essere facilmente messo in discussione nel processo a carico di Sempio, il cui rinvio a giudizio è atteso entro la prossima primavera.

Le incongruenze investigative: lo scontrino di Vigevano e le telefonate a casa Poggi
Nel quadro delle indagini, assume rilievo anche la questione dello scontrino del parcheggio di Vigevano, fornito da Andrea Sempio ai carabinieri nel 2008. La procura ed i militari contestano l’autenticità del documento, ritenendo che il 37enne non fosse effettivamente nella cittadina quella mattina. Pur non configurandosi come un alibi, questo elemento ha alimentato sospetti e alimentato le indagini successive.
Un altro tema di cruciale importanza sono le ripetute chiamate telefoniche effettuate da Sempio alla linea fissa della famiglia Poggi nei giorni precedenti il 13 agosto 2007. L’indagato, nelle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti, ha affermato di aver chiamato per verificare la presenza del fratello Marco, che però in realtà si trovava in montagna, e di aver commesso errori di composizione del numero. I tabulati telefonici confermano la presenza di queste chiamate, ma non furono mai acquisiti i dati relativi alle utenze di Sempio all’epoca. Tali contatti potrebbero rappresentare un indizio di un legame più profondo tra Sempio e la vittima, che fino a oggi non era mai emerso con chiarezza.
Indagine bis su presunta corruzione: le chiamate “anomale” e il presunto accordo corruttivo
Parallelamente alle indagini principali, la Procura di Brescia conduce un’inchiesta separata sulle presunte irregolarità nelle indagini del 2017. Al centro di questa nuova vicenda figurano l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e il padre di Andrea Sempio, Giuseppe, indagati per un presunto patto corruttivo finalizzato a ottenere una rapida archiviazione delle indagini contro il 37enne.
Gli accertamenti hanno messo in luce un fitto scambio di chiamate e sms tra Sempio, alcuni suoi legali e componenti della polizia giudiziaria, soprattutto nel gennaio 2017, a ridosso dell’interrogatorio dell’indagato. La Procura definisce questo periodo di “48 ore di contatti anomali” e ipotizza l’esistenza di una trattativa per un pagamento in denaro contante, stimato tra i 20 e i 30 mila euro, per chiudere in fretta il fascicolo. Tra gli avvocati coinvolti figurano Massimo Lovati, Federico Soldani e altri professionisti dell’epoca, ma nessuno ha fornito una spiegazione chiara sul motivo di tali telefonate ripetute.
La famiglia Sempio, ascoltata dagli investigatori, sostiene che le somme versate fossero destinati alle spese legali e che gli avvocati avessero richiesto esclusivamente contanti. L’ex magistrato Venditti, da parte sua, respinge con fermezza ogni accusa, definendo l’inchiesta “basata sul nulla” e ribadendo la propria fiducia nel lavoro della squadra di polizia giudiziaria di Pavia.

Il mistero dell’ambulanza e le testimonianze recenti
Un ulteriore aspetto emerso da una registrazione inedita, rivelata nel 2022 dalla trasmissione Le Iene, riguarda un racconto di Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio. Nel dialogo, registrato a sua insaputa, la donna affermava che il figlio, quel 13 agosto 2007, passando davanti alla villetta di via Pascoli 8, avrebbe visto un’ambulanza e pensato che Chiara si fosse sentita male.
Tuttavia, nei verbali dell’epoca, Sempio aveva dichiarato di non aver associato la presenza dell’ambulanza al decesso di Chiara Poggi, attribuendo la notizia della morte a una giornalista soltanto successivamente. La testimonianza della madre, inoltre, fornisce dettagli sugli spostamenti di quel giorno, evidenziando incongruenze negli orari dichiarati e nei contatti telefonici intercorsi tra Andrea e la sua famiglia.
La scena del crimine e l’impronta “33”
Tra le prove raccolte, assume rilievo anche l’impronta digitale definita “33”, rinvenuta sul muro delle scale che conducono al seminterrato dove fu trovato il corpo della vittima. Mentre nelle prime indagini questa traccia era stata considerata inutilizzabile, le recenti perizie del Ris attribuiscono all’impronta una serie di 15 punti di sovrapposizione con quella di Andrea Sempio.
La difesa, tuttavia, non riconosce il valore identificativo di questa traccia, sostenendo che si tratti di semplici segni nell’intonaco e che manchino i requisiti necessari per un confronto certo. Il confronto tra consulenze opposte si preannuncia come un punto cruciale nel corso di un eventuale processo.
Il contesto di Garlasco e l’attualità del caso
Il delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Giovanni Pascoli, ha segnato profondamente la comunità locale, situata in provincia di Pavia nella regione Lombardia. Il comune di Garlasco, con i suoi 9.624 abitanti, è noto anche per il Santuario della Madonna della Bozzola, luogo di pellegrinaggio e simbolo di fede, ma la vicenda giudiziaria ha posto sotto i riflettori una realtà complessa, dove le vicende private e giudiziarie si intrecciano con la vita quotidiana della cittadina.
Il caso, che ha visto in primo piano la condanna di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi, è ora nuovamente al centro di un acceso dibattito con la possibile riapertura delle indagini e l’avanzare dell’accusa nei confronti di Andrea Sempio, sospettato di essere coinvolto nel delitto. La nuova fase processuale potrebbe portare a una revisione degli assetti giudiziari, mettendo in discussione certezze consolidate e introducendo nuovi elementi di valutazione.
L’attenzione degli inquirenti si concentra ora sull’approfondimento delle dinamiche che hanno portato al ritrovamento del Dna di Sempio sulla scena del crimine, sulle telefonate e sugli spostamenti del 37enne nella mattinata del 13 agosto 2007, nonché sulle presunte interferenze corruttive che potrebbero aver condizionato le indagini del 2017. La complessità del caso, unita all’evoluzione delle tecniche forensi e investigative, mantiene alta l’attenzione pubblica e giudiziaria su uno degli eventi più discussi della cronaca nera italiana recente.






