Milano, 27 agosto 2025 – Il Tribunale civile di Milano ha deciso. La cognata di Alessandro Impagnatiello è stata condannata a risarcire la famiglia di Giulia Tramontano con circa 25 mila euro, somma che comprende danni e spese legali. Come riporta il Corriere della Sera, l’auto dell’assassino, infatti, risultava intestata alla moglie di suo fratello Omar: la vettura era stata ceduta proprio da Impagnatiello due mesi dopo il delitto, avvenuto nel 2023. Secondo i giudici, il trasferimento di proprietà sarebbe stato fatto con l’obiettivo di ridurre il patrimonio disponibile di Impagnatiello, così da limitare le possibilità di risarcimento per i familiari della vittima.
La macchina usata dopo il crimine
La decisione riguarda la sorte della Volkswagen T-Roc appartenuta al reo confesso, utilizzata nei giorni successivi all’omicidio per trasportare il corpo di Giulia — incinta al settimo mese — fino all’intercapedine di alcuni box a Senago, dove poi è stato scoperto.
Il quadro giudiziario
Alla condanna all’ergastolo (confermata anche in appello) si affiancano i procedimenti civili legati ai risarcimenti dovuti alla famiglia Tramontano. In sede penale, i giudici avevano già stabilito somme provvisionali: 200 mila euro per ciascun genitore e 150 mila per fratello e sorella della vittima. Tuttavia, Impagnatiello è risultato privo di beni e, alla fine del processo, l’unica somma effettivamente corrisposta sarà quella erogata dal Fondo del Viminale per le vittime di reati violenti.
Il ruolo del fratello
In questo contesto si inserisce la vicenda della macchina, che ha portato alla condanna della cognata, Laura Ciuladaite, di origine lituana e residente con il marito a Desio. Dopo l’arresto, Impagnatiello aveva conferito al fratello una procura speciale per la gestione dei conti e dell’autovettura. Secondo la sentenza del giudice Francesco Pipicelli, la vendita alla cognata era mirata unicamente a sottrarre il bene alle legittime pretese risarcitorie dei familiari di Giulia, assistiti dagli avvocati Rosario Santella e Giovanni Cacciapuoti.
L’auto fu venduta nell’agosto 2023 per 10 mila euro, pur avendo un valore reale di circa 20 mila. La motivazione dei giudici è chiara: il passaggio di proprietà è avvenuto tra familiari consapevoli della gravità del crimine e delle conseguenze economiche, e ha comportato di fatto l’azzeramento del patrimonio disponibile di Impagnatiello. Il tempismo — appena due mesi dopo l’omicidio — è stato considerato un ulteriore elemento che conferma la natura fraudolenta dell’operazione.
Il tribunale ha inoltre sottolineato che, all’interno dello stesso nucleo familiare, è verosimile che informazioni e preoccupazioni vengano condivise, e che quindi fratello e cognata fossero perfettamente consapevoli delle ripercussioni risarcitorie di un delitto così grave.
La denuncia di furto e i dubbi dell’assicurazione
La vicenda si è ulteriormente complicata nell’ottobre 2024, quando l’auto è stata denunciata come rubata. Tuttavia, la compagnia assicurativa ha rifiutato di liquidare il danno, evidenziando incongruenze e anomalie nella dinamica denunciata.
Alla luce di questi elementi, il Tribunale civile di Milano ha annullato la compravendita e condannato la cognata di Impagnatiello a versare ai familiari di Giulia una somma corrispondente al valore reale del veicolo (circa 20 mila euro), più 5 mila euro di spese legali.






