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Chi sono i presunti finanziatori di Hamas arrestati in Italia?

Le indagini svelano un sistema di raccolta fondi tramite associazioni benefiche tra Genova e Milano: oltre il 70% delle donazioni destinato a Hamas. Arresti e sviluppi

by Alessandro Bolzani
27 Dicembre 2025
Mohammad Hannoun

Mohammad Hannoun | ANSA/Paolo Salmoirago - Alanews.it

Genova, 27 dicembre 2025 – Prosegue l’attività investigativa sulle reti di finanziamento a favore di Hamas in Italia con l’arresto di ulteriori tre persone ritenute coinvolte nel sostegno economico all’organizzazione terroristica. Le operazioni delle forze dell’ordine hanno portato alla luce un sistema articolato di supporto finanziario che coinvolge associazioni benefiche con sedi a Genova e Milano.

Identità degli arrestati e accuse

Gli ultimi arresti riguardano Adel Ibrahim Salameh Abu Rawwa, dipendente dell’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese (A.b.s.p.p.) e referente per il Nordest Italia, Khalil Abu Deiah e Saleh Mohammed Ismail Abdu. Secondo gli investigatori, pur non essendo formalmente membri di Hamas, hanno fornito un continuo e consistente supporto finanziario all’organizzazione terroristica, operando tramite tre associazioni: la già citata A.b.s.p.p., l’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese – Organizzazione di volontariato (A.s.b.p.p. O.d.v.) con sede a Genova, e la più recente Associazione benefica La Cupola d’Oro, fondata nel dicembre 2023 e con sede a Milano, di cui Khalil Abu Deiah risulta legale rappresentante.

Questi arresti si aggiungono a quelli di Mohammad Hannoun, presidente dell’associazione dei palestinesi in Italia, e dei suoi collaboratori, che avevano costituito una cellula di Hamas in Italia tramite le stesse associazioni, raccogliendo fondi destinati all’organizzazione terroristica per un ammontare complessivo di circa 7,28 milioni di euro negli anni. Tra i precedenti arrestati figurano anche figure di spicco come Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud, membro del comparto estero di Hamas e corresponsabile della filiale milanese dell’A.b.s.p.p., e Osama Alisawi, ex Ministro dei Trasporti del governo di fatto di Gaza e cofondatore della stessa associazione genovese.

Hannoun pianificava il trasferimento in Turchia

Secondo la gip Silvia Carpanini, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di Hannoun sussisteva un “concreto e attualissimo pericolo di fuga”. Dalle intercettazioni emerge che il suo trasferimento in Turchia fosse ormai in fase di realizzazione, con l’obiettivo di spostare lì le attività di finanziamento ad Hamas.

La gip ha evidenziato anche il rischio di inquinamento probatorio: dagli accertamenti risulta che Hannoun e altri indagati avrebbero ripetutamente “ripulito” i loro dispositivi elettronici, secondo quanto riportato nell’ordinanza.

Nelle 303 pagine del provvedimento, la giudice sottolinea come Hannoun avesse pianificato da tempo il trasferimento a Istanbul e l’apertura di un ufficio per gestire le attività dell’associazione sul territorio turco. Negli ultimi giorni, le intercettazioni hanno confermato che la partenza era programmata per il 27 dicembre, e che la famiglia dell’indagato lo avrebbe raggiunto a breve.

La gip segnala che la gravità dei reati contestati, l’eventuale pena elevata e la consapevolezza di essere sotto indagine rappresentano motivi sufficienti a spingere Hannoun a lasciare l’Italia.

Le modalità di finanziamento ad Hamas

Le associazioni coinvolte si presentavano come enti benefici operanti per la solidarietà con il popolo palestinese, con attività ufficialmente rivolte all’assistenza umanitaria. Tuttavia, secondo le indagini, oltre il 71% dei fondi raccolti veniva dirottato direttamente al finanziamento di Hamas o di altre entità da essa controllate, alimentando così le articolazioni dell’organizzazione terroristica. I fondi venivano raccolti in diverse località italiane, con particolare riferimento a Genova e Milano, ma anche all’estero.

Le indagini sottolineano come la strategia di queste cellule fosse quella di nascondere le reali destinazioni delle somme raccolte dietro finalità umanitarie, sfruttando la copertura offerta dalle associazioni di volontariato. Le autorità italiane, in collaborazione con agenzie internazionali, proseguono nella verifica e nel contrasto delle reti di finanziamento che rappresentano un supporto fondamentale per le attività di Hamas, riconosciuta da numerosi Paesi come organizzazione terroristica.

Per approfondire: Operazione contro il finanziamento ad Hamas: nove arresti

Tags: ApprofondimentoHamasPrimo Piano

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