Milano, 28 ottobre 2025 – Nel procedimento giudiziario che vede Chiara Ferragni imputata per truffa aggravata in relazione alla vendita del Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua, è in corso un importante sviluppo: l’influencer è pronta a risarcire una consumatrice settantaseienne. La vicenda, che ha avuto un forte eco mediatica, riguarda le contestazioni sulle campagne promozionali legate a prodotti natalizi e pasquali, accusate di aver ingannato i consumatori facendo credere che l’acquisto fosse direttamente collegato a donazioni benefiche.
Ferragni e il risarcimento in vista per la consumatrice di Avellino
Secondo quanto emerso, la signora di 76 anni di Avellino, che aveva acquistato il pandoro incriminato, aveva chiesto di costituirsi parte civile nel processo. Assistita dagli avvocati Giulia Cenciarelli e Mario di Salvia, la pensionata aveva quantificato il danno in circa 500 euro, motivando la sua denuncia con il desiderio di fare beneficenza, non andata a buon fine secondo le accuse. Le trattative per la chiusura della transazione economica sono in fase avanzata e, alla prossima udienza predibattimentale fissata per il 4 novembre, la consumatrice dovrebbe revocare la sua istanza di costituzione di parte civile.
Il processo e le parti civili: associazioni e richieste
L’udienza del 4 novembre vedrà il giudice della terza sezione penale del Tribunale di Milano, Ilio Mannucci Pacini, decidere sulle altre richieste di costituzione di parte civile da parte di due associazioni di consumatori, Adicu e Casa del consumatore, che si sono già presentate in aula dichiarandosi danneggiate. Nel procedimento, oltre a Chiara Ferragni, sono imputati il suo ex collaboratore Fabio Maria D’Amato e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-Id, società proprietaria del marchio Dolci Preziosi.

Già in passato, Ferragni ha effettuato donazioni e risarcimenti per un totale di 3,4 milioni di euro, in seguito a contestazioni amministrative legate alla vicenda. L’accusa sostiene che le campagne pubblicitarie del 2021 e 2022 abbiano indotto in errore i consumatori, facendo credere che l’acquisto del pandoro e delle uova pasquali fosse collegato a donazioni direttamente proporzionali, mentre in realtà le aziende avevano versato contributi fissi e l’imprenditrice avrebbe tratto un illecito profitto sia economico che d’immagine.
L’ipotesi più probabile è che il processo proseguirà con rito abbreviato, con udienze già calendarizzate per il 25 novembre e il 19 dicembre. La sentenza potrebbe arrivare già a gennaio 2026.






